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( votes)Scuole, ospedali, caserme, chiese, edifici pubblici, aziende e case private. Tutto da rifare. E vite, tante vite da far ripartire. Che vogliono andare avanti. Lo faranno seguendo nuovi tracciati. Con ferite profonde che il tempo non potrà rimarginare del tutto. Quello che questa gente ha perso non è un tetto, non sono le mura di una casa. E’ un padre, una madre, un fratello, una sorella, un figlio, una figlia. Le scuole, gli ospedali, le caserme, le chiese, gli edifici pubblici, le aziende e le case private saranno ricostruite. Le assenze che si porterà dietro non potranno essere colmate. Il vero dramma è questo. Il vero crimine è qui. Nella privazione degli affetti più profondi. Lo Stato potrà risarcire la perdita di un tetto, non quella di un abbraccio, di una cena tutti intorno allo stesso tavolo, della quotidianità delle famiglie.
Il dirottare i fondi stanziati per realizzare un edificio o per la sua manutenzione, l’utilizzare materiali di scarsa qualità, la superficialità dei controlli, l’imperizia dei collaudatori, diventano crimini imperdonabili quando sono causa di morte. Tanti piccoli crimini diventano la costante e paziente crescita di un dramma del quale ci si rende inconsapevolmente complici pensando che non accadrà nulla di grave, che nessuno si renderà mai conto che non tutto è stato fatto ad opera d’arte. Manca la responsabilità, la passione per il proprio lavoro e il rispetto verso il proprio cliente, sia esso un privato cittadino o un ente pubblico che è poi la somma dei privati cittadini che rappresenta.
Il terremoto del 24 agosto è l’ultimo episodio di questa catena di irregolarità ed errori. Si contano 290 morti. Si cercano i responsabili. Sono a lavoro i magistrati. Ma siamo tutti responsabili. “E’ una responsabilità del Paese se le case vengono costruite male”, ha detto il capo della Polizia ed ex capo della Protezione Civile Franco Gabrielli. Ad Amatrice, ad Accumuli e in tutti i piccoli centri dell’Appennino devastati dalle scosse sono crollate tante abitazioni private. Siamo fuori dalla sfera degli appalti pubblici. Vi rientriamo se pensiamo al campanile di Accumuli che ha distrutto un’intera famiglia o alla scuola di Amatrice che ha risparmiato tante giovani vite solo perché il sisma è stato notturno ed estivo.
Il campanile di San Pietro e San Lorenzo era destinatario di fondi per interventi antisismici dopo i precedenti terremoti dell’Umbria e dell’Aquila, ma sono stati insufficienti, superficiali, inadatti. Qualcosa di simile sarebbe accaduto per la scuola Romolo Capranica di Amatrice.
Di fondi per la ricostruzione e la sicurezza spesi male sono pieni i giornali di questi giorni. Si ricordano Irpinia, Molise e Abruzzo. Per una ricostruzione pulita e reale dovranno lavorare ditte che funzionano secondo canoni di onestà, legalità e solidarietà nei confronti di chi vive l’esperienza del dolore. “Tornerà certamente la white list, in concerto con le prefetture. Solo le aziende al di sopra di ogni sospetto potranno partecipare ai bandi per la ricostruzione. Sperando che basti”. Lo scrivono Silvia Bignami e Giovanni Egidio su La Repubblica. Chi partecipa a questi lavori dovrà essere contrassegnato da senso civico e responsabilità. Un approccio al lavoro che vada oltre il primario interesse dell’impresa per l’utile. Che faccia coesistere questa irrinunciabile natura dell’impresa con la consapevolezza che si sta lavorando per restituire una vita a queste persone, per ridarle la dignità di una casa, di una scuola e di un futuro per i propri figli. Quei figli che in questo momento gli adulti vogliono preservare dal dolore come afferma Valeria la cui testimonianza è raccolta da Virginia Piccolillo sulle pagine de Il Corriere della Sera: “Ci facciamo forza per non mostrarci tristi agli occhi dei bambini. E aspettiamo che riaprano le scuole anche per poterci fare un bel pianto”.
Siamo tutti responsabili nei confronti di queste persone, nell’opera di ricostruzione: le imprese che eseguono i lavori e gli enti pubblici che le affidano, i controllori ed i collaudatori. Ma anche chi opera nell’ambito della formazione e dell’informazione, in tema di appalti pubblici, perché con i saperi tecnici si trasferisca il valore e la cultura dell’onestà. Anche i singoli cittadini che devono pretendere appalti sicuri e sani. Perché le immagini che abbiamo visto questa estate non si ripetano altrove.