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( votes)Per ora ci sono gli aiuti economici. Oltre 100 miliardi. Un susseguirsi di decreti che seguono l’andamento della pandemia. Uno stanziamento imponente per fronteggiare una crisi economica di proporzioni devastanti. Colpisce alcuni settori più di altri, ma in definitiva, non risparmia nessuno. Cosa rimarrà quando tutto questo sarà terminato? In che mondo ci ritroveremo?
Dall’altra parte del Covid, non ci saranno città da ricostruire, devastate dai bombardamenti. Questa guerra è diversa. Si dovrà intervenire per ridare fiducia alle persone e ai mercati. Perché il Covid, se ti risparmia, ti sfianca psicologicamente. Ti fa paura. Ti immobilizza. Non vorresti uscire di casa. Eviti di incrociare chi ti viene di fronte. Guardi in malo modo il vicino che nonostante tutte le raccomandazioni, le esortazioni al distanziamento e all’utilizzo dei dispositivi di protezione, si infila con te nell’ascensore, senza mascherina. Dovremo ricominciare a fidarci l’uno dell’altro. A non sospettare che l’estemporaneo compagno di viaggio nella tratta casa-lavoro abbia avuto frequentazioni sospette, sia uno dei tanti inconsapevoli asintomatici.
Una fiducia che devono ritrovare i mercati e ancora prima i consumatori. Il Covid rallenta i consumi innescando un effetto domino che si rigenera da sé: la riduzione della domanda rallenta le produzioni, la frenata delle produzioni riduce la richiesta di lavoro, meno lavoro meno consumi. La gente è spaventata. E così, anche chi in realtà non subisce cali di reddito preferisce essere cauto. Si elimina il superfluo davanti ad un futuro che non ha certezze. In questo momento è elevata la tendenza a risparmiare.
In questo scenario, sono proprio i mercati ad offrire spiragli di positività. Nel mese di settembre, segno positivo per le esportazioni in particolare verso paesi extraeuropei: un incremento dell’8,3% secondo i dati Istat. Un segnale che rincuora. I segnali di ripresa sono confermati dal bollettino economico del 16 ottobre della Banca d’Italia sul quale si legge che “l’incremento del prodotto nel terzo trimestre potrebbe essere stato più sostenuto di quanto prefigurato in luglio, sospinto soprattutto dal forte recupero dell’industria”.
La crescita ci sarà. Ne è certo il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per il quale l’Italia potrà sorprendere positivamente.
Senza rendersene conto, l’Italia ha una risorsa che per ora ha tenuto in panchina. Potrebbe scendere in campo e fare la differenza. Come quel giocatore che negli ultimissimi minuti, quando ormai non sembra esserci rimedio alla sconfitta, entra e segna. Una, due volte. Vittoria in rimonta. La pandemia, con tutto il suo carico di dolore, potrebbe rivelarsi un’opportunità unica per lo sviluppo del paese. Nelle sue pieghe potrebbe trovarsi la soluzione al secolare problema della “Questione Meridionale”.
Lo scenario è prospettato dall’ex Presidente di Confindustria Antonio D’Amato. Il ragionamento è semplice: la produttività delle regioni settentrionali non può essere spinta oltre. Il tasso di occupazione è del 76%. Al sud si ferma al 43%. “E’ nel Mezzogiorno che c’è spazio per una crescita consistente”, afferma D’Amato. L’obiettivo, per l’imprenditore, dovrà essere di aumentare la percentuale di occupazione al Sud del 15% in dieci anni. L’aumento dell’occupazione e della produttività del Meridione potrebbero generare un boom economico pari a quello del dopoguerra. Un riscatto per un territorio da sempre considerato una palla al piede per la crescita del paese. Un territorio storicamente debole, tradito dall’unità del 1861 che acutizzò le differenze tra un Settentrione industrializzato ed un Mezzogiorno contadino, come analizzò Antonio Gramsci. Ma forse era già tutto scritto.
Esistono forze più grandi. Muovono fili che non possiamo vedere. L’occhio umano non è in grado di leggere se non ciò che vede. E mai avrebbe immaginato che si sarebbe sviluppata una pandemia di queste proporzioni e che dalla pandemia ne avremmo ricavato qualcosa di buono.
Dalla grave situazione nella quale perversiamo, tra un DPCM ed un altro, bisogna cominciare ad immaginare un meridione che possa, con la sua riqualificazione produttiva, scoprirsi il motore che potrà rimorchiare il paese intero verso un nuovo livello di sviluppo. Possiamo pensare al nostro paese come ad un motore che fino a questo momento ha funzionato senza sviluppare tutta la sua potenza. Abbiamo voluto riservare la piena funzionalità per i momenti di maggior bisogno.
I lavori pubblici dovranno essere una delle carte più importanti da giocare. A sud come al nord. Il meridione necessità di infrastrutture che fino a questo momento, per varie ragioni, gli sono state negate. Assenza di un piano di investimenti longevo e lungimirante, corruzione e criminalità, hanno contribuito a fare in modo che le differenze non siano mai state rimarginate. A sud come al nord servono interventi per rendere il territorio più sicuro dai dissesti idrogeologici e dai disastri ambientali. Come evidenzia D’Amato, i nuovi cantieri avrebbero una duplice finalità: risolverebbero gli storici problemi legati alle debolezze dello splendido paesaggio italiano, creerebbero posti di lavoro che potrebbero assorbire gli eventuali disoccupati che il Covid potrebbe ancora generare.
Invece, sarà proprio questa nuova disoccupazione ad essere lo strumento attraverso il quale potrà compiersi questo progetto più grande per il quale altrimenti non ci sarebbe mano d’opera disponibile. Come dice Matt Murdock, alias Daredevil, in una delle ultime battute della terza serie, “i progetti di Dio sono come un bel tappeto e noi lo vediamo soltanto al rovescio… la tragedia di essere umani. Vediamo i fili tirati e i colori confusi, notiamo un briciolo della bellezza che ci potrebbe essere rivelata se vedessimo il progetto dall’altra parte, come lo vede Dio”.