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Se ne parlava nell’editoriale di settembre: “Piccole e medie imprese, la colonna portante”. Torniamo ad argomentare sull’argomento perché intanto il Parlamento ha approvato lo Statuto dell’Impresa.

Un documento orientato alle piccole, medie e micro imprese. Il motore nascosto che muove il sistema produttivo italiano ed europeo. Quell’insieme di ingranaggi che permette di muovere l’economia. Pensiamo al così detto “indotto”: il complesso mondo di piccole attività imprenditoriali ed artigianali che producono singoli elementi che, raggruppati dalle multinazionali, permettono di realizzare un prodotto finito che riporta il marchio scintillante della grande industria. Se potessimo leggere i titoli di coda di qualsiasi attività di assemblaggio, al termine della catena di montaggio, leggeremmo nomi di tante piccole o piccolissime realtà che hanno contribuito a mettere insieme quel prodotto ma che i consumatori riconoscono solo per il logo del colosso industriale che li porta sul mercato.

A tutte quelle imprese che lavorano dietro le quinte è rivolto lo Statuto. Imprese che detengono oggi il primato della mano d’opera impiegata in Europa. Un primato spesso non riconosciuto e non riconoscibile.

Nella Legge n. 180 del 15 novembre 2011, passata all’unanimità sia al Senato sia alla Camera, non mancano riferimenti agli appalti pubblici. Mediappalti se ne occupa con l’articolo di Francesca Scura che passa in rassegna tutte le novità introdotte nel settore.

Qui ci soffermiamo sulla lottizzazione di un lavoro che la Pubblica Amministrazione deve assegnare tramite appalto. Come dicevamo a settembre, uno dei presupposti dei Raggruppamenti Temporanei di Imprese è che esistono imprenditori che hanno investito in uno specifico ramo di attività, raggiungendo livelli alti di professionalizzazione in quell’ambito. Se un’opera pubblica dovesse (e di solito lo è) essere la somma di interventi di differente natura,  affidare ogni singolo passaggio al miglior operatore possibile per la porzione che gli compete diventa garanzia della migliore esecuzione possibile.

Di particolare rilievo in tale contesto è il rispetto dell’art. 128, comma 7 del Codice, richiamato da Scura, che impone il rispetto dei principi di funzionalità, fruibilità e fattibilità di ciascun lotto.

Ogni lotto deve essere individuato nella misura in cui possa da solo essere considerato un’opera autonoma e autosufficiente in modo che se altri lotti non dovessero  essere terminati l’investimento non sia del tutto sprecato.

La lottizzazione è solo un aspetto dello Statuto dell’Impresa, una disamina più approfondita delle novità introdotte dal nuovo testo normativo le troverete nell’articolo già segnalato di Francesca Scura. In questa sede la abbiamo presa a pretesto per riflettere sulla direzione che in futuro dovremo intraprendere un po’ tutti nella nostra vita lavorativa e che in una parola potremmo riassumere in “specializzazione”.

Il mercato cerca professionisti sempre più abili e prodotti sempre più standardizzati verso l’alto. Si vuole che ogni cosa sia in linea con le esigenze del consumatore che nel caso di fruitore finale dell’opera pubblica chiameremo cittadino o contribuente.

Professionalizzarsi in particolari settori, dunque. Diventare esperti di un ramo specifico di attività, senza disperdere le  proprie forze intellettuali, manuali e se vogliamo economiche, in diverse direzioni con il rischio di saper fare tutto ma in maniera mediocre. Meglio saper fare una sola cosa ma perfetta, competente, affidabile, valorizzando i propri talenti e le proprie capacità, esaudendo uno dei principi portanti dello Statuto che vuole “assicurare lo sviluppo della persona attraverso il valore del lavoro”. Il lavoro nobilita l’uomo, recita l’adagio.

Vi lasciamo alla lettura di questo numero di Mediappalti. Torniamo a febbraio. Ci concediamo un po’ di riposo. Buone Feste e Buona lettura.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.