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Il Governo ritira il decreto “Salva Roma” e mette in crisi il settore degli appalti pubblici. La denuncia è di ANIE Confindustria. “La situazione che si viene a creare con questa prima decisione del Governo Renzi è estremamente negativa per tutte le imprese ANIE – afferma Claudio Andrea Gemme, Presidente di ANIE Confindustria –. La nostra Federazione chiede al Ministro Lupi di intervenire subito per trovare una soluzione con un decreto specifico. Il ritorno allo status quo provocherà gravi ripercussioni  sul  mercato delle opere specialistiche e uno stravolgimento degli equilibri del sistema degli appalti pubblici. Occorre quindi che il Governo tuteli in maniera forte la specializzazione delle nostre industrie soprattutto in questo momento così delicato. Le nostre imprese rappresentano l’eccellenza tecnologica del made in Italy, un’eccellenza che deve essere salvaguardata a tutti i costi”. Il decreto imponeva al Governo di riscrivere la disciplina della qualificazione dei lavori pubblici per chiarire come per gli interventi che richiedono particolari specializzazioni tecniche e tecnologiche debbano essere coinvolte le imprese dotate delle strutture e delle capacità richieste, anche attraverso il subappalto. Per ANIE il rischio è “una situazione grave e fortemente critica che avrà come conseguenza la completa ‘paralisi’ del mercato degli appalti oltre a mettere nuovamente a rischio l’elevata specializzazione e l’eccellenza tecnologica delle imprese del nostro Paese”. Se certe norme sono necessarie  per il funzionamento di un settore strategico come gli appalti pubblici, ci si chiede se l’errore non sia rintracciabile nell’inserire questioni di tale portata in decreti a rischio come il 151/2013 che possono diventare facile ostaggio dei giochi politici. Dovrebbero essere trattate con cura, in decreti specifici. E soprattutto inattaccabili perché destinati al funzionamento di un settore che deve essere da traino all’economia del paese.

Un paese che invece, nel 2013, ha registrato una acuta sofferenza tra le imprese. Sono state 111mila quelle che non sono riuscite ad evitare la chiusura. Un dato diffuso dal Cerved Group che mette in evidenza come la crisi non sia ancora passata. E chissà quante sono le attività economiche conteggiate dal centro specializzato in analisi delle imprese che hanno dovuto arrendersi anche perché messe in ginocchio dai ritardi dei pagamenti delle PPAA. Sull’argomento si è espresso in questi ultimi giorni il Commissario UE all’Industria Antonio Tajani che ha affermato che “lo Stato italiano, la pubblica amministrazione deve pagare circa 75-80 miliardi di debiti pregressi alle imprese per debiti accumulati entro fine 2012. Poi ci sono i debiti accumulati a causa del mancato rispetto della direttiva sul ritardo dei pagamenti che impone di pagare entro 30 giorni, o 60 per alcuni settori”. La Commissione è in attesa di risposte da parte dell’Italia sull’applicazione delle direttive ma a Bruxelles non c’è molta fiducia: “Se la risposta non sarà soddisfacente, come ahimè temo – ha affermato Tajani -, sarò costretto a inviare una lettera di messa in mora. A oggi – ha aggiunto il Commissario – ci risulta che si paga dopo 200 giorni, con punte di 1.200 giorni. Questo significa uccidere le imprese, altro che investire in ricerca e innovazione”. Rivolgendosi al nuovo Governo, Tajani chiede che vengano azzerati i debiti regressi delle PPAA e che si paghino puntualmente i debito futuri. Un impegno importante. Una svolta. Un segnale concreto che la crisi la si vuole superare con i fatti e non con le parole. Le parole dette e scritte. E non è detto che sottoscrivere impegni, metterli nero su bianco vincoli qualcuno a rispettarli: Frankie Hi-nrg mc (fresco di San Remo), ad inizio carriera, cantava “verba manent”, impegni e promesse, anche scritti e sottoscritti, spesso rientrano nella sfera dello “scripta volant”.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.