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( votes)“Ma che ber micione, che simpaticone, quello è Romeo er mejo der colosseo!”. In che cosa eccelle il simpatico Romeo del celebre film animato della Disney? Lo state pensando anche voi? Può essere. È possibile che gli autori dell’opera diretta da Wolfgang Reitherman fossero già al corrente dell’incresciosa situazione che si sarebbe venuta a creare cinquantatré anni dopo l’uscita de “Gli Aristogatti”. Chissà, forse Romeo era il terrore dei roditori che si aggiravano per il monumento più famoso della capitale. Ma Romeo, come racconta la storia, si è trasferito a Parigi. E intanto cosa accade? Lo raccontano i giornali, e non solo quelli romani, e non solo quelli nazionali, in questi giorni, si occupano delle svariate segnalazioni della presenza di topi al Colosseo. Liberi di gironzolare, in pieno giorno, indifferenti alla presenza dei turisti. La notizia è stata ripresa anche da testate internazionali del calibro della BBC. Mentre il caso fa il giro del mondo, nella capitale si discute.
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dichiara di essere disposto a far rientrare l’area del Colosseo nella diretta gestione del Governo. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri lamenta la scarsità di fondi per fronteggiare l’emergenza. Un’emergenza che in realtà in questi ultimi mesi si è solo acuita rispetto agli standard. Si, perché la presenza dei topi in città non è una novità e non è esclusiva di Roma. Il problema è diffuso. Costante. E con la medesima costanza sarebbe opportuno contrastarlo. I topi del Colosseo hanno immediatamente fatto scattare un intervento di derattizzazione in loco. Nel resto della città si deve attendere ancora. Come riportava Il Messaggero del 20 luglio 2023 l’appalto per l’affidamento del servizio di derattizzazione indetto nel 2020 non ha ancora degli assegnatari. “I fondi, dopo quella data, erano stati spostati in altre voci del bilancio comunale fino alla fine dello scorso anno, quando è stato annunciato lo sblocco delle risorse”, scrivevano Francesco Pacifico e Giampiero Valenza. Fondi sbloccati ma ancora nessuna firma sui contratti e nessun intervento avviato.
Il problema topi è un problema sanitario. Come denuncia Alessandro Miani, presidente della SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale), i topi sono portatori di quaranta patologie gravi per la salute umana. Se si considera il fenomeno da questa prospettiva sarebbe stato il ministro della Salute Orazio Schillaci a dover intervenire. È in seno al suo dicastero che dovrebbero operare esperti che possono analizzare l’argomento con una specifica attenzione al benessere dei cittadini.
Come fronteggiamo l’invasione dei topi? Con un ciclo di derattizzazione. Un’estemporanea forma di contenimento del fenomeno. Se si vogliono prendere misure serie contro la proliferazione dei ratti esiste solo una strategia: la pulizia delle città. Ogni amministrazione comunale dovrebbe prevedere capitoli di spesa adeguati per mettere in atto una raccolta differenziata ottimale. Cassonetti stracolmi, sacchetti di immondizia lasciati al di fuori degli stessi cassonetti, sono sintomo di un servizio insufficiente. Ed è proprio in prossimità degli accumuli di sporcizia che i topi si annidano. E si moltiplicano. Una gestione dell’ambiente insufficiente è la prima, e forse, l’unica causa della massiccia presenza dei topi nelle città. Tutte le città. Italiane ed estere.
Il rapporto tra uomini e topi è antico. Risalirebbe a circa 15mila anni fa. L’uomo diventa sedentario. Si dedica all’agricoltura e conserva i raccolti. La disponibilità di queste riserve e la produzioni di rifiuti che cominciano a concentrarsi in prossimità dei villaggi, attira i topi.
Il problema topi è sanitario ma deriva da un problema ambientale. Ma nemmeno da parte del Ministro all’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, risultano interventi di rilievo sulla questione.
Tra tutti è intervenuto Sangiuliano, ministro della Cultura. È lui che propone all’Amministrazione Comunale capitolina maggiori risorse per un potenziamento dei cestini e dei cassonetti e degli interventi di pulizia che devono essere quotidiani e puntigliosi. Ma l’interesse del Ministro è circoscritto. Si concentra ai siti di interesse storico, artistico, culturale.
I nostri monumenti non possono essere preda di sporcizia e ratti. Ma va considerato questo dato: in Italia i topi sarebbero circa 500milioni. Abbiamo in cantiere interventi simili per ogni quartiere delle nostre città? Perché il dubbio è che ci si occupi dei centri frequentati dai turisti perché, giustamente, gli vengano evitati spiacevoli incontri, mentre in periferia, tra le strade e i parchi senza nome, i nostri bambini possono continuare a giocare, a convivere, abituarsi, adattarsi, accettare e assimilare la cultura dell’incuria, del degrado, dell’abbandono istituzionale. “I cittadini di questi territori hanno bisogno di vedere uno Stato di prossimità”, ha detto don Antonio Coluccia, il prete romano impegnato a favore di chi vive il degrado delle periferie, aggredito a Tor Bella Monaca. L’ambiente in cui cresciamo ci modella. Non ce ne vogliamo convincere. Vogliamo una società migliore? Rendiamo i luoghi in cui questa società si forma più gradevoli e puliti, raggiunti dai servizi pubblici e dalle attenzioni delle istituzioni.
I topi del centro non sono diversi da quelli di periferia. Sono conduttori delle stesse malattie. Abbiamo deratizzato il Colosseo. Bene. Era doveroso. Ora, si deve andare oltre con la stessa tempestività e determinazione. Romeo per i suoi tanti meriti avrà “il busto ar Pincio e al museo”, come si vanta nella sua esibizione canora. Ma lui è capace di imprese davvero eccezionali. A noi basta fare una cosa semplice: bandire gare d’appalto e darne seguito affidando in maniera costante servizi di derattizzazione e pulizia che interessino tutti i quartieri di tutte le città.