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Lo abbiamo tutti un album dei ricordi, gelosamente custodito in un cassetto. Di tanto in tanto lo tiriamo fuori per ripercorrere quel tempo che ci ha lasciato la piacevole sensazione di un bel momento sul quale vale la pena soffermarsi. Quelle foto, a volte un po’ sgualcite, sono la testimonianza di giorni particolari. “Ci sono giorni in cui si vive un po’ di più e altri ancora che non ricorderemo mai”, cantava il compianto Paolo Benvegnù. Giorni speciali, in tempi e luoghi speciali di cui ci piace raccontare ai nostri figli, ai nostri nipoti. Il raccontare e il mostrare le foto è un gesto assimilabile al prendere per mano qualcuno e fargli varcare la soglia di posti che altrimenti resterebbero invisibili. Solitari. Condannati all’ingiallimento degli anni. Alla noncuranza delle dimenticanze. Della stessa natura è il lavoro che da mezzo secolo svolge il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) impegnato nella tutela del patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. Un lavoro dedito al tramandare le bellezze del nostro paese, al preservarle dall’abbandono e l’inevitabile degrado.   

Il FAI opera a favore dei siti che mostrano debolezza, quelli di cui le pubbliche amministrazioni non riescono a prendersi cura. Quei luoghi che rischiano un decadimento irreversibile, fortemente radicati in un territorio, spesso lontani dai soliti itinerari turistici. Si tratta di un lavoro che non si pone in concorrenza con quello dello Stato e del Ministero dei Beni Culturali, ma che vi si affianca e lo integra.

Come si fa notare sul portale del Ministero la fruizione dei beni culturali e paesaggistici in Italia corre a velocità differenti: grandi attrattori internazionali assorbono quasi tutto il flusso dei visitatori mentre beni di altrettanto valore sono del tutto ignorati. Riuscire ad ampliare l’offerta significa dare un’opportunità alle realtà che dimorano all’ombra dei grandi monumenti. Ma ci sarebbero vantaggi anche per questi ultimi che, staccando qualche biglietto di ingresso in meno, trarrebbero giovamento in termini di manutenzione vedendosi mitigare gli effetti “erosivi” generati dalla loro frequentazione intensiva.

È l’obiettivo dichiarato del Ministero dei Beni Culturali: la valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani e nelle zone rurali. Una visione che si muove in armonia con il FAI. L’Italia è il Paese con il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico più ampio e più vario di qualsiasi altro posto. Detiene il numero più elevato di siti inclusi nei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Un tesoro nascosto di cui, spesso, hanno coscienza solo le comunità locali, a volte custodito solo nella memoria della popolazione più anziana che racconta di antiche chiese rupestri in fondo a stradine di campagne tra il fitto verdeggiare degli alberi che conservano raffinati affreschi e pregiati manufatti.

Per favorire l’emersione e ancor prima la conservazione di questi tesori nascosti, con il PNRR sono stati stanziati fondi per 1020 milioni di euro. Sono destinati alla rigenerazione culturale, sociale ed economica di borghi a rischio di abbandono o abbandonati e dei piccoli comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti. L’operazione che prende vita dall’Investimento 2.1 della Missione 1, Componente 3 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia si concretizza nel “Piano Nazionale Borghi” e interessa l’intero territorio nazionale con la perentoria data di scadenza del 2026. La centralità che in Italia assume il tema della valorizzazione dei beni della cultura è evidenziato dalla sintesi esposta dall’Associazione Civita (organizzazione alla quale è demandato il compito di monitorare le attività finanziate a favore della rigenerazione dei borghi) che il 04 marzo scorso, in occasione dell’evento “Recovery Plan UE nella Cultura”, ha mostrato come il trend italiano sia notevolmente migliore di altri paesi europei del calibro di Francia, Spagna e Portogallo.

Arte e cultura risiedono da sempre in un posto di privilegio nel cuore degli italiani. Siamo abituai a conviverci da sempre. Le vediamo, le respiriamo ovunque. Questa esperienza immersiva nella cultura, che viviamo sin da piccoli, diventa nutrimento personale e collettivo, propedeutico alla formazione di una coscienza comune del bello, di una morale dell’estetica che ci rende particolarmente sensibili e attenti al patrimonio che la storia ci ha consegnato e che funziona da propulsore a favore di un’attività nel settore artistico/culturale sempre vivace e feconda. Ne troviamo conferma nelle presenze sempre più massicce di giovani nelle accademie e nei conservatori. Quasi 90miila nell’anno accademico 2022-2023.

Questa dovizia di opere artistiche e architettoniche che caratterizza il territorio italiano, frutto del lavoro di donne e uomini dalle straordinarie capacità espressive ha necessità di mani altrettanto straordinarie perché tali opere possano essere conservate e tramandate. Sono circa 80mila gli addetti nel settore del restauro attivi in Italia. Gli stessi che oggi sono a lavoro per finalizzare le opere finanziate con il PNRR. Un lavoro importante e fondamentale al pari di quello degli artisti e degli architetti delle cui opere si stanno prendendo cura. Anche la città eterna resterà tale fino a quando ci saranno laboriose mani mortali che la preserveranno dagli effetti del tempo.

Il 22 e il 23 marzo prossimi la 33esima edizione delle Giornate Fai di Primavera saranno occasione per poter visitare 750 luoghi “normalmente inaccessibili o poco conosciuti e valorizzati” come si legge nella comunicazione dello stesso FAI. Un lavoro al quale deve andare il plauso di tutta la comunità con l’auspicio che l’eccezionalità dell’apertura di questi spazi possa un giorno assumere i connotati dell’ordinarietà. Servono progetti, fondi economici e buone imprese alle quali affidare in appalto la rigenerazione dei nostri “Luoghi del Cuore” (nome di un’altra iniziativa targata FAI). Per ora ci sono i 1020milioni del PNRR. Che non se ne perda nemmeno un centesimo. Che non finisca nell’oblio nessuno dei nostri ricordi.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.