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L’impresa di successo conquista la sua fetta di mercato, la difende, punta ad allargare la propria economia. E’ sempre alla ricerca di nuove opportunità per aumentare fatturato e utili. Cresce. Un’azienda che cresce crea nuovi posti di lavoro. La crescita economica è l’obiettivo del Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) che Stati Uniti ed Unione Europea stanno negoziando per liberalizzare il mercato tra le due aree. Un accordo per eliminare i dazi doganali e semplificare la circolazione di prodotti e di servizi in entrambe le direzioni. Se ne discute dal 2013. Nel settore degli appalti pubblici, come riporta Giuliano Balestrieri su Repubblica.it, il mercato tra Europa e Stati Uniti vale 500 miliardi di euro all’anno.

Immaginate le possibilità per gli europei e per le imprese italiane in un territorio vasto e ricco come gli USA. Il sogno americano. Una nuova corsa all’oro. Ed è vero il contrario. Le Pubbliche Amministrazioni di casa nostra potranno valutare di affidare le proprie opere agli statunitensi. Uno scambio reciproco di competenze e professionalità, di esperienze e di approcci diversi nel gestire un’opera. Un reciproco arricchimento tra le due aree da valutare non solo finanziariamente ma anche in termini qualitativi e culturali.

In un documento ufficiale della Commissione Europea si dice che “UE e USA dispongono dei maggiori mercati al mondo in materia di appalti pubblici nonché di norme per garantire una spesa pubblica trasparente, efficiente e non discriminatoria”. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Perché le discriminazioni esistono e sono “tutelate” da una legge americana. La “Buy American”, in vigore dal 1933, impone alle Amministrazioni Pubbliche degli Stati Uniti di assegnare le commesse ad imprese che assicurino che almeno il 50% del costo totale del prodotto finito sia americano. Un limite che non incontrerebbero le imprese statunitensi partecipando a gare d’appalto in Europa. Uno squilibrio disallineato con il fine dichiarato del Ttip: la crescita economica. Crescita che in questo modo sarebbe vera solo per le imprese d’oltre oceano. Una realtà che ostacola l’esito dei trattati.

Sono sempre più insistenti le voci che prevedono un fallimento se non ci saranno aperture da parte degli americani. “Se gli europei non avranno libero accesso alle gare pubbliche mentre gli Stati Uniti potranno avere libero accesso a tutto in Europa, allora non lo accetterò”, ha detto il Presidente della Francia François Hollande, come riportato in un articolo de Il Sole 24 Ore del 4 maggio scorso, firmato da Marco Moussanet. Per l’Italia si è espresso  il neoministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda il quale afferma che “la posizione resta di pieno sostegno al trattato, con la convinzione però che per un esito positivo gli Stati Uniti dovranno fare diversi passi avanti”. Passi necessari per garantire una reale reciprocità. Se prevarranno gli interessi statunitensi non ci sarà nessuna nuova opportunità per le imprese europee e italiane. Nessuna corsa all’oro.

“Le normative internazionali dovrebbero essere democratiche e inclusive” ha detto Susan Cohen Jehoram responsabile della campagna internazionale Ttip di Greenpeace Olanda che ad inizio maggio ha diffuso i Ttip leaks, i documenti segreti dei trattati che si stanno negoziando a porte chiuse. Un metodo, la segretezza dei negoziati, che sta amplificando in tutta Europa la sensazione che il Ttip nasconda conseguenze negative per la salute, l’ambiente, l’economia del vecchio continente che in tema di salute e ambiente dovrebbe imporre i propri, più elevati, standard qualitativi e che in tema di appalti pubblici dovrebbe essere inamovibile su una soluzione che garantisca pari opportunità. “Reciprocità” è la parola attorno alla quale si gioca l’esito dei negoziati. La riprende il Presidente Francese Hollande: “non accetteremo mai […] che non ci sia una totale reciprocità nell’accesso agli appalti pubblici”.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.