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Di cosa hai paura? Perché ti agiti? Non riesci a dormire tranquillo. Che cosa ti spaventa? Un nuovo lavoro, anche se lo hai tanto cercato, perché temi che in fondo quello che stai lasciando non era poi tanto male e i colleghi sono stati sempre gentili con te. Un nuovo appartamento, ti piace troppo ma pensi che il vecchio poteva essere più congeniale per la tua famiglia e di lì si vedeva il mare. Una nuova amicizia perché con questa persona senti che ci stai proprio bene e temi di fare o dire qualcosa di sbagliato; in fondo la conosci da una settimana appena. La paura del nuovo. “Fare un nuovo passo, dire una nuova parola, è ciò che la gente teme di più” affermava Fëdor Dostoevskij in Delitto e Castigo. La novità spaventa anche se siamo noi stessi a cercarla. Anche se siamo perfettamente consapevoli che si tratta di qualcosa di cui c’è assolutamente bisogno. Che è fisiologica alla vita. Questa paura è un trabocchetto in cui l’animo umano finisce sempre per cascarci. Perché il nuovo rompe gli schemi, un equilibrio che avevi imparato a dominare. Le novità arrivano non si possono evitare e non se ne potrebbe fare a meno.

Il primo luglio arriva. È inevitabile. Il nuovo Codice degli Appalti entra in vigore. Facciamoci trovare pronti. E invece… E invece nulla. O quasi. Poco. C’era un passaggio, propedeutico, che le stazioni appaltanti avrebbero dovuto fare prima di questa data: qualificarsi. Alle pubbliche amministrazioni si chiede di dotarsi di professionalità competenti nella gestione del ciclo dell’appalto pubblico. Una dotazione fondamentale e necessaria in un sistema che va verso una forte liberalizzazione del settore. Cosa è avvenuto? L’ANAC fa sapere che delle 26mila stazioni appaltanti esistenti su tutto il territorio nazionale, hanno ottenuto la “qualificazione” solo l’irrilevante numero di 1507. Criteri di qualificazione troppo severi? Non è andata in questo modo. Il “fallimento” deriva dalla esigua quantità di richieste pervenute all’Agenzia guidata da Giuseppe Busia: 2404. La mancata qualificazione non permetterà alle pubbliche amministrazioni di ottenere il CIG necessario per bandire gare per lavori oltre i 500mila euro e per servizi superiori a 140mila euro.

Piuttosto che affrettarsi a mettersi in regola con i canoni richiesti per la qualificazione, molte stazioni appaltanti pare abbiano preferito affrontare la novità facendo scorte del vecchio. Nell’ultimo mese si è registrata un’intensificazione della pubblicazione di gare. Molti sistemi gestionali sono andati in sovraccarico. Una fretta dettata dalla paura di dover gestire le procedure nei ranghi delle dinamiche previste dal nuovo codice. Quando un individuo si trova in situazioni di pericolo riesce a compiere gesta che rasentano l’impossibile. Il pericolo in questo caso è rappresentato dall’imminenza delle nuove regole. Le gesta straordinarie: la pubblicazione di 70 gare al giorno nelle ultime tre settimane di giugno con punte di 140 negli ultimi quattro giorni dello stesso mese. Lo segnala la Presidente dell’Oice Andrea Mascolini. Una situazione già vissuta con l’approssimarsi dell’entrata in vigore del precedente codice.

L’ignoto spaventa. Lo dicevamo in apertura. Ma quando l’ignoto avrà assunto forme definite, quando sarà diventato realtà nella quale dover operare, sarà necessario che si assumano le necessarie iniziative per una coesistenza pacifica. Nei prossimi mesi ci sarà modo per le stazioni appaltanti per potersi accreditare nella lista dei qualificati. Nei giorni prossimi alla data del primo luglio, Busia ha diffuso una circolare nella quale chiariva che “la presentazione della domanda di qualificazione può avvenire anche successivamente a tale data poiché al momento non sussiste alcuna finestra temporale di presentazione”.

Gli addetti ai lavori presumono che non tutte le stazioni appaltanti saranno in grado di qualificarsi. Rientra nelle previsioni ed è auspicabile. Obiettivo ultimo del sistema è sempre quello della riduzione delle centrali di committenza. Un numero limitato ma con tutte le professionalità idonee per poter gestire i lavori pubblici in maniera impeccabile. In grado di offrire alle altre pubbliche amministrazioni le proprie competenze. Perché il meccanismo ingrani e lo faccia in maniera corretta è necessario che la qualificazione sia reale, che le pubbliche amministrazioni siano in grado di parlare il linguaggio degli operatori economici, che in entrambe le dimensioni si utilizzano gli stessi strumenti di lavoro. Un esempio concreto è quello proposto dal Presidente Ance Federica Brancaccio sul quotidiano di Confindustria: “se un’impresa progetta in Bim e la stazione appaltante non lo sa leggere, quella competenza andrà dispersa”.

Stringere il numero delle centrali di committenza va bene ma con i dati che si registrano al primo luglio, la situazione non è migliorativa. Di certo l’invito di Busia non cadrà nel vuoto. Nei prossimi tempi altri enti entreranno nella lista dei qualificati. 13mila è la quota preventivata e richiesta dalla Commissione Europea come ricorda Busia. Se non fosse così, lo scenario sarebbe quello immaginato da Brancaccio con poche centrali di committenza sopraffatte da un numero eccessivo di richieste da gestire.

Il nuovo codice è in vigore. Qualcuno (pochi) si sono adeguati alle scadenze, molti sono fermi ai blocchi. Altri strizzano gli occhi per scacciare i nerini del buio: quei puntini neri che attraversano la vista quando spalanchi una finestra e lasci che il sole faccia irruzione. E trascorrono istanti in cui non ci vedi chiaro. Il primo luglio è stata spalancata questa finestra. È necessario che la vista si abitui in tempi brevi e cominci a vedere con chiarezza cosa c’è dentro la stanza.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.