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Il 24 ottobre, nell’ordine del giorno dei lavori del Parlamento Europeo, è stata inserita una proposta di risoluzione sulla modernizzazione degli appalti pubblici, recente atto di una lunga serie, rivolto come tutti gli altri, a stimolare il procedimento di revisione delle direttive che disciplinano gli appalti nell’Unione Europea. Nel gennaio 2011, infatti, tutti i membri dell’Unione sono stati coinvolti nella discussione sugli appalti mediante i quesiti inseriti nel “Libro Verde della Commissione Sulla modernizzazione della politica dell’UE in materia di appalti pubblici. Verso una maggiore efficienza del mercato europeo degli appalti”, pertanto la Risoluzione di cui trattasi considera anche le opinioni inoltrate alla Commissione da tutti coloro che ne avevano interesse. Le osservazioni contenute nella Risoluzione possono essere interessanti sia perché potrebbero caratterizzare le future proposte legislative della Commissione in materia di appalti, sia perché contengono degli orientamenti per alcuni aspetti completamente diversi da quelli sottolineati nelle direttive 2004/18/CE e 2004/17/CE.

Tra le proposte se ne evidenziano alcune, riguardanti la ricerca della “certezza giuridica” come: la richiesta di chiarire il campo di applicazione delle direttive, la definitiva esclusione delle concessioni di servizi dal campo di applicazione delle norme europee in materia di appalti nel rispetto delle differenze di cultura e prassi giuridiche esistenti negli Stati membri; viene invece, proposto di mantenere l’attuale classificazione di categorie di servizi A e B, sottolineando che l’applicazione della normativa in materia di appalti pubblici ai “…servizi sociali personali spesso non consente di conseguire risultati ottimali per i fruitori dei servizi1” viene chiesto che il diritto europeo “…riconosca le migliori pratiche nazionali basate sul principio per cui qualsiasi offerente che rispetti le condizioni stabilite per legge, se osserva i principi generali della parità di trattamento, della trasparenza e della non discriminazione, può essere ammesso alla concessione dei servizi in questione a prescindere dalla forma giuridica che riveste2“. La risoluzione puntualizza anche “……che dovrebbe essere evitata l’introduzione di nuove norme per i mercati degli appalti pubblici al di sotto delle soglie europee perché potrebbe mettere a repentaglio la certezza giuridica acquisita a livello nazionale3“.

Di grande rilievo, la proposta che riguarda i criteri di aggiudicazione degli appalti; nella continua ricerca delle amministrazioni aggiudicatrici di bilanciare la spesa con le effettive necessità da soddisfare, il criterio del “prezzo più basso” non è sempre la soluzione migliore, poiché consente talvolta di contenere la spesa senza considerare la qualità del lavoro/bene/servizio acquisito; su tali considerazioni nella Risoluzione leggiamo “…..il criterio del prezzo più basso non debba più essere il criterio determinante per l’aggiudicazione di appalti……… e che sia necessario sostituirlo in via generale con quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa in termini di benefici economici, sociali e ambientali, tenendo conto dei costi dell’intero ciclo di vita dei beni, servizi o lavori di cui trattasi4”; Inoltre viene proposta la creazione di una banca dati di standard (per i criteri da utilizzare; specialmente criteri ambientali e sociali), da mettere a disposizione delle autorità pubbliche;

Altra proposta inerente i criteri di aggiudicazione riguarda “i costi ambientali” e cioè la possibilità di quantificare l’incidenza che la realizzazione dell’appalto può avere sull’ambiente. Un punto cardine della Risoluzione riguarda la necessità accennata e sviluppata in più punti, di rendere le norme chiare, semplici, flessibili e meno analitiche, che rendano le procedure di appalto più snelle, meno macchinose, più economiche, più aperte verso le PMI, in grado di stimolare gli investimenti, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile; A questo scopo la discussione si estende fino a proporre un uso maggiormente frequente della procedura negoziata con previa pubblicazione in tutta l’UE, seguita ovviamente dall’introduzione di ulteriori tutele contro gli abusi.

Una proposta innovativa e sicuramente funzionale, può essere quella che riguarda la necessità di garantire la professionalità e l’obiettività delle amministrazioni aggiudicatrici e degli operatori di mercato, sostenendo lo sviluppo di programmi di formazione mirati;

Concludendo è evidente che le proposte contenute nella Risoluzione contengono numerosi caratteri innovativi rispetto alla impostazione delle vigenti Direttive; di seguito si riportano le parole della relatrice per la Risoluzione delineanti il contesto generale in cui sono attesi i cambiamenti nella disciplina degli appalti: “…La relatrice è dell’avviso che una revisione delle direttive sugli appalti pubblici dovrebbe partire dal presupposto che il diritto europeo in materia è assurto nel frattempo in Europa a normale prassi: se inizialmente erano necessarie procedure rigidamente formalizzate onde creare una certa professionalità della prassi nel settore degli appalti pubblici e per abituare le amministrazioni aggiudicatrici a conformarsi ai principi di trasparenza, non discriminazione e concorrenza, tutto questo è nel frattempo diventato la prassi normale. Si tratta ora di semplificare nuovamente il diritto in materia di appalti e di riportarlo alla sua autentica essenza, ossia garantire aspetti quali la trasparenza, la non discriminazione e la sicurezza della concorrenza”.


1,2,3,4 RELAZIONE  5 ottobre 2011 sulla modernizzazione degli appalti pubblici (2011/2048(INI)) Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori Relatore: Heide Rühle disponibile sul sito del Parlamento europeo http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=REPORT&reference=A7-2011-0326&language=IT

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Questo articolo è stato scritto da...

Dott.ssa Liliana Simeone
Consulente in materia di appalti pubblici
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