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( votes)Era uno stadio in miniatura alla periferia di una grande città. Ci ero andato per seguire gli allenamenti di una squadra di calcio di seconda categoria. Era la prima volta che ci andavo. Era sera. Mentre ero a bordo campo e chiacchieravo con un dirigente cominciai a notare che sulla pista di atletica arrivavano ragazzi e ragazze. Si salutavano. Scambiavano qualche battuta. Correvano. Chiesi se facessero parte di una società sportiva. Mi risposero di no. La pista era aperta al pubblico. Chiunque la poteva utilizzare. Meglio di correre per strada. O in parco poco illuminato. O per i viali di campagna. Nessun rischio di essere investiti, di essere inseguiti da cani randagi. E poi, la possibilità di correre su un fondo adatto alla corsa. Quello stadio, ogni sera, diventa qualcosa che va oltre l’impianto sportivo, dove mettere alla prova le proprie doti atletiche. E’ un luogo di aggregazione. Un luogo dove imparare i valori dello sport: lealtà, rispetto dell’avversario. Dove prendersi cura della propria salute perché il movimento fa bene al fisico. E’ un’alternativa alla noia, alla strada, alle sale da gioco. E’ un servizio pubblico.
Non tutte le città, Non tutti i paesi, Non tutti i quartieri, sono dotati della stessa fortuna. E lo sport lo si fa per strada. Tra le auto che sfrecciano di lato e la penombra di una periferia estrema, quasi campagna. Ai comuni che desiderano offrire ai propri cittadini l’opportunità di godersi lo sport guardandolo o praticandolo, fino al 28 ottobre c’è la possibilità di candidarsi al bando “Sport Missione Comune” che mette a disposizione 200milioni di euro con la formula del mutuo agevolato.
L’iniziativa non mira alla cantierizzazione di impianti sportivi straordinari, di opere monumentali per ospitare i grandi eventi. Si pensa, al contrario, a soddisfare il bisogno delle piccole realtà territoriali, di chi pratica sport a livello dilettantistico, delle scuole. “Costruire, ristrutturare, potenziare, modernizzare strutture sportive comunali. Campetti di calcio, tennis, pallacanestro, palestre, piscine. Ma non solo: ippodromi, bocciodromi, piste di pattinaggio, piste ciclabili e palestre scolastiche”. Le finalità dell’iniziativa, come si legge nelle prime righe del comunicato stampa diffuso da ANCI e Credito Sportivo sembrano essere dettate dalle parole di Pierre De Coubertin: “Lo sport deve essere patrimonio di tutti gli uomini e di tutte le classi sociali”. Lo sport può essere di tutti se ci sono strutture che possano accogliere tutti coloro che vogliono praticare un’attività sportiva, ovunque lo vogliano fare. Senza discriminazioni tra le grandi e ricche città ed i piccoli centri con risorse ridotte. Ai piccoli Comuni a alle Unioni è rivolto l’avviso pubblico con l’auspicio che possa replicarsi il successo dell’edizione 2016 quando sono stati realizzati 301 progetti in 19 regioni.
Queste opere possono favorire il benessere sociale e psicologico dei centri che riusciranno ad accedere ai finanziamenti. Potrebbero essere il primo campo di allenamento per futuri grandi campioni. Se non venissero realizzate dei talenti dello sport potrebbero essere persi.
Immaginiamo. Progettiamo. Appaltiamo. Edifichiamo. Diamo una possibilità a ragazze e ragazzi di tanti piccoli centri urbani sparsi per tutta l’Italia. Proponiamoci per la progettazione o la ristrutturazione di impianti sportivi adeguati alle loro esigenze. Facciamolo. E’ un’occasione da non perdere. Da non rinviare a future possibilità. Potrebbero essercene delle altre, lo si spera, ma potrebbero anche non essercene più e allora al posto degli impianti sportivi avremo solo inutili e odiosi “rimpianti sportivi”.