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Liberalizzare. Rendere il mercato più snello. Innalzare i livelli di competitività. Incrociare domanda e offerta di prodotti e servizi in punti più favorevoli alla crescita.

Rimettere in moto l’economia. Questo dovrebbe essere il punto d’arrivo. Tornare a produrre in segno positivo. Venir fuori dallo stato di crisi.

Siamo tutti d’accordo la crisi sta diventando insostenibile. I sacrifici chiesti agli italiani sono pesanti e non possono essere sopportati in una scala temporale estesa al lungo periodo. Bisogna muoversi. Bisogna farlo con rigore.

D’accordo su tutto questo lo sciame di proteste che stanno caratterizzando queste ultime settimane sembra voler dire: “ci sta bene purché non si tocchi la categoria d’appartenenza”. Insomma che i sacrifici si facciano ma, se è possibile, cominciando da un’altra parte. E così attraversiamo un periodo di manifestazioni di disapprovazione plurilaterali, che scattano in ogni ambito toccato dal “decreto liberalizzazioni”. Finendo di fatto con il rallentare le decisioni, con il tentativo di  mercanteggiare le disposizioni.

Dopo la pausa natalizia Mediappalti torna con un numero che non poteva non soffermarsi su questo tema, diventato protagonista dei mass media, del dibattito politico, delle discussioni di ogni momento e di ogni luogo. Bar e barbieri compresi.

Ce ne occupiamo perché la strategia economica promossa dal Governo Monti nella fase due della manovra non tocca solo farmacie, ordini professionali, benzinai e tassisti. Novità sono previste anche per gli appalti pubblici. “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”. È questo il sottotitolo del Decreto Legge n. 1 del 24 gennaio. L’obiettivo è chiaro. Ma come si traduce per gli appalti pubblici? La risposta che vi proponiamo è contenuta nel contributo di Massiliano Lombardo che analizza il provvedimento Crescitalia, passando in rassegna le regole di maggior rilievo previste per il settore.

Pari rilevanza abbiamo voluto riservare ad un altro argomento di attualità. Il titolo dell’articolo a firma di Giangiuseppe Baj è “Appalti Pubblici e nuova disciplina antimafia”.

L’appalto pubblico è una ghiotta occasione di guadagni per le organizzazioni criminali, un’opportunità di controllare la macchina amministrativa che lo Stato e il Legislatore stanno da anni combattendo con disposizioni sempre più attente alla fase dell’assegnazione degli appalti per prevenire le “infiltrazioni” e depurare le gare da soggetti implicati con le mafie.  Tutto questo sarà facilmente gestibile nel momento in cui entrerà a pieno regime la possibilità di utilizzare “la Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia”.

Richiamando l’articolo di Lombardo potremmo dire che debellare la presenza della criminalità dagli appalti pubblici è una sorta di liberalizzazione del settore. Significa  rendendolo libero da pressioni e condizionamenti che non giovano alle casse degli enti (si pensi ai casi in cui ai bandi partecipi una “ditta” che fa notoriamente capo alla malavita e che solo per questo porta possibili concorrenti ad autoescludersi dal parteciparvi, riducendo così le opportunità di ribasso) e alla qualità delle esecuzione di lavori o di servizi.

Un fine che come descrive Baj sarà perseguito con una tempistica precisa e inflessibile perché il sistema sancito dal Decreto Legislativo n. 159 del 2011 si muove per tappe e scadenze ben determinate.

Ed ora qualche riga per suggellare l’importante risultato che Mediappalti sta per raggiungere. Il primo anno di vita. Il primo numero è datato 8 marzo 2011. Quello che state per sfogliare è dunque l’ultimo di questo primo ciclo.

Vi lasciamo, orgogliosi di questo primo passo, all’informazione che è alla base di qualsiasi atto di crescita culturale, personale e professionale.

Buona Lettura.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.