Questo articolo è valutato
( votes)Sembra un dilemma shakespeariano ma è solo un corto circuito di un sistema che assomiglia ad un cane che si morde la coda. Pago ma se pago infrango il patto di stabilità. Non pago ma se non pago nei termini mi espongo ad una procedura di infrazione. Le Pubbliche Amministrazioni sembrano muoversi in un campo minato: qualsiasi sia il passo che decidono di muovere sbagliano. Perché ci sono norme, regolamenti, disposizioni che procedono su binari paralleli e non si incontrano. Che restano lungo un tracciato rigido pur intervenendo su uno stesso terreno. L’una sorda all’altra, certe norme stanno innescando un immobilismo deleterio su più fronti. La questione è quella del ritardo dei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni a favore delle imprese aggiudicatrici di appalti pubblici.
L’argomento, mai accantonano a dir la verità, torna di grande attualità in questi giorni con la decisione del vice presidente della Commissione Europea di avviare le pratiche necessarie per l’invio di una lettera di messa in mora all’Italia rea di non aver rispettato i termini dei 30 e 60 giorni per il pagamento dei debiti contratti in ambito di appalti pubblici. Antonio Tajani arriva a questa decisione dopo aver incontrato il Presidente dell’ANCE Paolo Buzzetti che ha dimostrato questa tendenza, tutta italiana, non sia dettata da un deficit delle PPAA che non hanno la possibilità reale di provvedere ai pagamenti. All’associazione che rappresenta gli edili italiani risulta che l’80% delle PPAA “incriminate” avrebbero in cassa le somme per far fronte ai pagamenti. Non si procede perché prelevando dalle casse esporrebbe le stesse Amministrazioni ad un mancato rispetto del patto di stabilità interno che le impone di tenere sotto controllo “il saldo tra entrate e spese finale, al netto delle operazioni finanziaria”, come si legge dal documento della Ragioneria dello Stato chedefinisce il PSI.
Anche il patto di stabilità interno è un vincolo voluto dall’Unione Europea. Bruxelles dice di pagare e contemporaneamente di tenere sotto controllo l’indebitamento. E le PPAA si trovano strette tra due fuochi a decidere per il male minore.
Ci chiediamo se prima di procedere con l’avvio delle procedure citate non sarebbe stato opportuno provare a ragionare. Se è vero che l’80% delle PPAA potrebbe immediatamente soddisfare i propri creditori e non provvede per non cadere nella “trappola” del patto di stabilità non sarebbe stato opportuno concedere a queste delle deroghe al patto in virtù del rispetto di un altro obbligo? In questo momento in cui a cuore dovrebbe essere il destino di migliaia di imprese impoverite dall’aver malauguratamente vinto un appalto pubblico, la priorità dovrebbe poter essere quella di eseguire i pagamenti. Azzerati i debiti passati e avviati gli ingranaggi di un sistema di pagamento puntuale, si inneschino meccanismi non solo di sanzione per indebitamento eccessivo ma anche di controllo e di contenimento dello stesso.