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“Le nostre aziende associate continuano a segnalarci la presenza di enormi difficoltà che sfociano sino all’impossibilità di partecipare alle nuove gare”. L’allarmante sfogo è del presidente ASSISTAL Angelo Carlini. Origine del drammatico scenario, il rincaro dei prezzi e la riduzione degli stock delle materie prime. Un fenomeno dilagato negli ultimi mesi e che non sembra rallentare. 

Le imprese non riescono o non hanno convenienza a partecipare alle gare d’appalto per due ordini di ragione: la scarsità di materie prime mette le imprese in una situazione di rischio sul versante degli adempimenti dei lavori perché potrebbero trovarsi a corto dei materiali necessari per eseguire i lavori; l’aumento generalizzato dei prezzi che, ad esempio, sono più che raddoppiati per il rame e triplicati per l’acciaio, le costringerebbe a proporre il proprio intervento con un’offerta economica che, dovendo essere congrua alle condizioni di mercato, sarebbe troppo esosa per le Pubbliche Amministrazioni. 

Vi è poi il versante delle imprese che gli appalti se li sono già aggiudicati. Che hanno avviato i lavori. O che stanno per inaugurarli. In questo caso la trappola dei rincari è già scattata. Si sono aggiudicate un lavoro con una proposta congrua nel momento in cui hanno partecipato alla gara, ma la sopravvenuta impennata dei costi delle materie prime, che è subentrata in corso d’opera, costringerebbe a lavorare in perdita.

L’effetto domino, già in atto, è terrificante. Nel mezzo della ripresa post-pandemia si innesca una crisi che costringe le imprese, che magari hanno subito i maggiori danni dal lock down perché costrette a fermare gli impianti, a ricorrere nuovamente alla cassa integrazione.

Eppure, sarebbe proprio la ripresa ad aver generato questo scenario. “I colossi dell’economia mondiale, Stati Uniti e Cina in testa, hanno fame di energia, con la quale devono supportare lo sforzo produttivo in un periodo di ripartenza”, scrive Marcello Astrorri su Forbes. Dopo un periodo di stallo tutte le economie hanno ripreso, vorrebbero riprendere, a pieno regime. I macchinari, fermi durante i periodi di lockdown, sono stati riaccesi. Hanno bisogno di energia per lavorare. Dopo un periodo in cui la richiesta di energia era al minimo, si è passati ad un’accelerazione della domanda di elettricità. La maggior richiesta di energia ne ha provocato l’aumento del prezzo. Se aumenta il prezzo dell’energia, aumenta il prezzo di qualsiasi prodotto. Era possibile prevedere che dopo la pandemia ci saremmo trovati a questo punto? In effetti si tratta di una delle più semplici teorie di economia politica. L’aumento della richiesta di un bene al cospetto di una disponibilità ridotta dello stesso fa lievitare i prezzi. Dovevamo aspettarcelo? Qualcuno avrebbe potuto. Forse le piccole e medie imprese che, solitamente, non annoverano tra i propri collaboratori analisti di economia, finanza e geopolitica, ma a livelli più alti si sarebbe potuto fare una previsione in questo senso. 

“C’è solo un tipo di shock peggiore rispetto all’imprevisto: il previsto per il quale si è rifiutati di preoccuparsi”, diceva la scrittrice britannica Mary Renault. Ma, ammettiamo che la previsione fosse stata fatta: come avrebbe potuto intervenire il Governo per evitare che l’aumento dei prezzi si ripercuotesse in maniera così pesante sul comparto degli appalti pubblici? Avrebbe potuto frenare le dinamiche naturali del mercato? Probabilmente no. Avrebbe potuto essere solo più celere nel mettere in campo gli strumenti per alleggerire la pressione che stanno subendo le imprese, sostenerle economicamente.

E’ davanti a questa lentezza che il presidente ASSISTAL Angelo Carlini si chiede “perché tanta attesa per il “decreto prezzi” con il quale il Ministero delle infrastrutture deve rilevare gli aumenti percentuali dei singoli prezzi dei materiali da costruzione, verificatesi nel primo semestre del 2021, e perché nessun provvedimento straordinario sia ancora stato adottato”.

In queste condizioni di mercato c’è da chiedersi se le pubbliche amministrazioni hanno convenienza a indire nuove gare d’appalto. Almeno fino a quando non si ristabiliscono i prezzi. Al momento i rischi sono alti. Dovrebbero sborsare molti più capitali per la realizzazione di un’opera. La scarsità delle materie prime potrebbe allungare le date di completamento dei lavori.

Si rischia veramente che la ripresa si riveli una trappola? Pensavamo che finalmente potessimo andare avanti, uscire dalla crisi, dare impulso all’economia, riprendere una vita normale. E invece siamo finiti sulla casella degli imprevisti. Cosa abbiamo pescato? “Fate tre passi indietro (con tanti auguri!)”.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.