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( votes)Nel numero di ottobre ci siamo occupati di scuole. In un certo modo continuiamo ad occuparcene anche in questo editoriale. Riprendiamo dalle difficoltà “di alcune amministrazioni locali ad accedere ai diversi bandi e finanziamenti possibili per incapacità progettuali”. L’affermazione di Cittadinanza Attiva ci offre lo spunto per riflettere sulla preparazione del personale delle Pubbliche Amministrazioni in uno scenario, quello degli appalti pubblici, in continua evoluzione.
Regolamenti, nuovi regolamenti, correzioni ai nuovi regolamenti, linee guida, sentenze. Le fonti sono svariate. Per avere una piena competenza in materia è necessario un continuo processo di aggiornamento. Un’attenzione continua alla formazione professionale. Le regole si evolvono rapidamente. Non si è ancora scritta la parola fine sull’ultimo regolamento e qualcuno sta già pensando che sarebbe necessario approvarne uno ex novo. In questo intricato susseguirsi e sovrapporsi di norme potrebbe capitare a chiunque di smarrirsi.
Abbiamo tutti fatto il nostro lungo percorso di studi. Ma quel percorso non è abbastanza. Non finisce mai. “Non si finisce mai di imparare” potremmo dire, banalmente. Ma è proprio così. Per il nostro bene e per il bene di chi si avvale del nostro lavoro (qualsiasi lavoro), dovremmo aggiungere che “non bisogna mai smettere di voler imparare”.
“La formazione continua – si legge su Europalavoro – è volta a migliorare il livello di qualificazione e di sviluppo professionale delle persone che lavorano, assicurando alle imprese e agli operatori economici sia pubblici che privati, capacità competitiva e dunque adattabilità ai cambiamenti tecnologici e organizzativi”. Se negli uffici, ai vari livelli, ci fosse personale sempre informato e formato sull’oggetto del proprio lavoro, le probabilità di errore diminuirebbero. Bandi e progetti sarebbero redatti con cognizione di causa. Precisi in ogni dettaglio. E invece continuano ad essere prodotti bandi di gara errati che bloccano lavori e servizi. Ultimo esempio, il bando rimozioni auto del Comune di Roma. Il TAR ha dichiarato “gli atti di gara illegittimi”. Sarebbe la sesta volta in tre anni che lo stesso bando viene respinto.
Se si pecca di formazione, le lacune possono essere colmate frequentando corsi di aggiornamento o chiedendo una consulenza a professionisti della materia, a chi opera nel settore degli appalti pubblici, studiando quotidianamente ogni nuovo “cavillo legislativo e burocratico”.
Servirebbe un esame di coscienza. Comprendere che non si è in possesso delle conoscenze tecniche per poter portare a termine un lavoro in maniera impeccabile. Non è un peccato mortale non essere preparato per assolvere ad un determinato compito. Non è reato. Non è un dramma. Non produce danni se non quando si procede, nonostante le proprie mancanze, e si finisce per realizzare un lavoro fatto male. Allora i danni ci sarebbero. Una gara che non parte perché il bando è sbagliato si ripercuote su tutto il sistema sociale ed economico di riferimento. Può causare il rinvio della realizzazione di una strada, di un ponte, di lavori di manutenzione in una scuola o in un ospedale. Può, come scrive Flaminia Savelli su repubblica.it, fare in modo che i “ furbetti della sosta vietata e delle doppie file possano ancora dormire sonni (quasi) tranquilli”. Bisogna avere coscienza dei propri limiti e l’intelligenza di ammetterli pubblicamente. Chiedere aiuto. Accedere ad un corso di formazione. O avviare una collaborazione con dei consulenti esterni.
“Se pensi che l’istruzione sia costosa, prova l’ignoranza”, diceva l’avvocato statunitense Derek Bok. Dobbiamo investire sulla conoscenza. Il mondo cambia e lo fa in fretta. Non ci si può cullare sulle competenze che abbiamo acquisito negli anni di studio. Non ci si può affidare all’esperienza maturata negli anni di lavoro. E’ una ricchezza personale, fondamentale per il nostro ruolo. Ma a volte non è sufficiente. Dobbiamo studiare. Dobbiamo aggiornarci. Come diceva il petroliere Henry L. Doherty “Superiamo l’idea che solo i ragazzi debbano dedicare il loro tempo allo studio. Si è uno studente finché si ha ancora qualcosa da imparare, e questo significa per tutta la vita”.