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Il mondo è cambiato. Il mondo è cambiato. Urla forte il folle per le strade della città. La barba bianca che gli scende fin sul petto. Un cappello di lana anche se siamo ai primi di giugno. Attraversa la piazza centrale preceduto dal suo incessante scandire di quell’allarmante monito che va a disperdersi tra i viali alberati e gli scappamenti in fila indiana all’incrocio tra i portici e il corso che declina verso la stazione ferroviaria. Quelle parole si infilano nei pensieri di una mamma che con una mano spinge un passeggino e con l’altra stringe la mano del figlio di sette anni. Percorre il marciapiede a passo sostenuto. Sono appena le sette e trenta del mattino. Il suo punto d’arrivo è fissato a due isolati di distanza. Davanti al portone della sede dell’associazione che si occuperà dei suoi bambini durante la mattinata. L’animatrice è già per strada. Aspetta i piccoli. Li abbraccia. Saluta la donna. Svanisce dietro le vetrate della ludoteca. Adele riprende la sua marcia. Con passo ancora più celere. Entro dieci minuti deve essere in ufficio. Corre. Corre e ripercorre le parole del folle: il mondo è cambiato. Il mondo è cambiato ripete a se stessa. Vorrebbe accodarsi a quel signore. Urlarlo sotto il palazzo del Governo. Ma come è che non se ne accorgono? Il mondo è cambiato. E per le famiglie questo cambiamento non è un bene.

La scuola è finita. L’ultima campanella è il primo, atteso, segnale che le vacanze sono iniziate. Bambini felicissimi escono dal portone dell’edificio, genitori tesi li aspettano per abbracciarli e coccolarli. Nonostante tutto. Nonostante cosa? Nonostante sia giunto il periodo più critico per i genitori lavoratori. Per loro, da qualche settimana, è iniziata una funambolica ricerca della soluzione migliore con la quale conciliare lavoro e genitorialità durante i mesi estivi.

Il mondo è cambiato. La società è cambiata. Quando mamma era a casa, noi restavamo con lei. Oggi le donne che lavorano sono quasi 10milioni. Un dato ancora molto basso. Che stenta a crescere anche per l’assenza di politiche che sostengano le famiglie nelle quali entrambi i genitori sono occupati.

Nelle famiglie in cui mamma e papà lavorano, l’arrivo dell’estate significa affidarsi a centri estivi che si occupino di “accudire” i propri figli, impegnandoli in attività culturali, sportive, creative. Niente di veramente preoccupante. Si tratta di offrire ai propri figli nuove opportunità di socializzazione, espressione, divertimento. Niente di veramente preoccupante se non fosse per i costi sempre più elevati che le famiglie devono sostenere per poter iscrivere i propri figli a tali iniziative. Per il dover investigare sull’idoneità dei luoghi in cui verranno svolte le attività.

In casi sporadici intervengono i comuni. Sono davvero poche le famiglie fortunate. Spesso sono le Amministrazioni Comunali più piccole a dimostrare una maggiore sensibilità. Promotori di proposte ludico ricreative in strutture pubbliche come aule, laboratori, palestre, cortili scolastici. Una soluzione che abbatte i costi delle famiglie perché conta sull’utilizzo di ambienti pubblici. Che apre margini di maggiore tranquillità perché svolte in strutture in regola con tutte le prescrizioni normative in tema di sicurezza perché destinate alla frequentazione da parte di minori.

Nello sfogliare l’ampio catalogo delle proposte private ci si imbatte in palestre, piscine, lidi privati che non sono stati progettati per ospitare bambini. Numerosi bambini. Queste location, per poter essere accreditate come sede di “centri estivi”, devono ottenere preventivamente autorizzazione da parte dei tecnici del comune e dell’Asl di appartenenza.

E se l’esperienza di qualche piccolo comune diventasse la regola? Le strutture scolastiche resteranno pressoché inutilizzate per circa quattro mesi. Perché i Comuni non prendono in seria considerazione di offrire attraverso gara pubblica la concessione in uso di tali strutture nel periodo in cui resteranno vuote? Sapremo di portare i nostri figli in luoghi “protetti”, fatti su misura di bambino. Sopporteremo una spesa ridotta. Il canone che le associazioni dovranno sopportare per usufruire di tali spazi sarebbe ridotto rispetto a quanto dovrebbero prevedere per l’affitto di una piscina, di un impianto sportivo, di una qualsiasi area privata. Meno spese per l’organizzazione dovrebbero ridurre la quota di partecipazione.

Il primo giugno, proprio mentre madri e padri si affrettavano nel completare le iscrizioni dei propri figli a un centro estivo, abbiamo celebrato la giornata mondiale dei genitori. Si parla tanto di crescita zero, denatalità, invecchiamento della popolazione. Aiutare le coppie, in un mondo che non è più quello che abbiamo vissuto fino agli anni ’70/’80 potrebbe rallentare l’attuale tendenza a non avere figli, o a fermarsi al primo. L’estate è uno dei momenti più critici per le famiglie. Il pubblico ha il dovere di aiutare. In maniera concreta. Diretta. Non sono più sufficienti i bonus. Le soluzioni estemporanee. Le corse ad arraffare quote di contributi che mutano pelle con l’avvicendarsi dei colori al governo. Ci vogliono certezze. Accordi pluriennali. Come quelli proposti nel comune di Carignano con il bando di gara per l’affidamento della gestione dei centri estivi comunali per il periodo 2020/2025. “Il Centro Estivo rivolto ai bambini si propone come un servizio di sostegno alle famiglie impegnate nell’attività lavorativa” si legge all’articolo 3 del capitolato. Carignano è un comune di poco più di 9mila abitanti. Provincia di Torino.

Sapete cosa c’è di veramente disarmante in questo paese? La varietà. Questo “allerchinismo” delle soluzioni. La diversificazione con la quale lo stesso tema viene affrontato da un luogo all’altro. Nasci in un posto, hai un certo trattamento. Nasci a pochi chilometri di distanza, ne hai un altro. Effetto collaterale del meccanismo delle autonomie. Sarebbe bello a volte avere omogeneità. Sarebbe bello vivere in un posto senza avere il desiderio di fuggire. Sarebbe bello se la genitorialità non fosse sinonimo di epopea. Se le bacheche di tutti i Comuni fossero piene di bandi di gara per l’assegnazione di convenzioni, per l’accesso a spazi pubblici. Tutti. Per evitare di dover pensare quanto sono vere le parole dello scrittore britannico Eric Linklater quando affermava “se ciascuno potesse scegliersi il luogo dove nascere, certi paesi sarebbero completamente vuoti”.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.