Questo articolo è valutato
( votes)“Bisogna sensibilizzare le amministrazioni a non vivere l’adempimento come un obbligo formale burocratico, ma come un dovere civico e di accountability”. E’ un passo del discorso pronunciato dal Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone, il 02 luglio scorso, durante la presentazione alle Camere della Relazione annuale per l’anno 2014. Il riferimento è alla creazione da parte delle PPAA di uno spazio sul proprio sito internet denominato “amministrazione trasparente” nel quale pubblicare e rendere reperibili informazioni relative agli organi, ai dirigenti e alle attività svolte. Ma è l’intero discorso di Cantone ad essere caratterizzato da richiami al senso civico, alla responsabilizzazione delle PPAA, ad una maggiore collaborazione per promuovere una reale prevenzione della corruzione.
Le PPAA sono invitate al passaggio da soggetti controllati a soggetti capaci di autocontrollo. Un cambiamento di prospettiva: passare dall’adempimento di un obbligo alla soddisfazione di un dovere. Significa diventare attori principali di un’azione che punta al miglioramento del sistema, che lo vuole ripulire dall’interno, che vuole ricostruire una reputazione positiva davanti ai cittadini e alla comunità internazionale.
Qualcosa comincia a muoversi. Sono molte le Istituzioni che stanno assumendo posizioni di autocritica, che si adoperano per isolare il fenomeno della corruzione, sollevando sospetti ed avviando azioni di autotutela. Tra gli strumenti a disposizione, Cantone ricorda la “vigilanza collaborativa” attivata su richiesta delle stesse stazioni appaltanti: “E’ uno strumento che segna un cambiamento culturale. L’ANAC interviene non per censurare ex post comportamenti illeciti, a cui spesso, peraltro, è difficile porre rimedio, ma per prevenire ex ante le criticità, in una logica di accompagnamento verso scelte corrette e trasparenti e per scoraggiare la partecipazione alle gare di operatori economici scorretti”.
Abbiamo esportato un’immagine negativa del nostro sistema politico amministrativo che è poi diventato identificativo dell’italiano medio. E’ sempre più facile, all’estero, l’associazione tra italiano e corruzione. Dalla relazione emerge una volontà a recuperare credibilità. Ma “non si può costruire una reputazione con ciò che si intende fare”, diceva Henry Ford. Sarà quindi necessario adoperarsi con costanza fino a quando l’azione anticorruzione non sia più qualcosa di straordinario ma rientri nella normalità delle attività amministrative, fino a quando non venga recepita come sforzo ma faccia parte della routine istituzionale.
All’ANAC è assegnata una funzione di vigilanza e soppressione ma “la corruzione non può essere affrontata in maniera unilaterale”. Cantone afferma che sono richiesti interventi plurimi e contestuali: “una repressione che funzioni, una prevenzione capace di inserire nel sistema gli anticorpi e un cambiamento culturale che comporti una maggiore consapevolezza dei cittadini”.
Come le istituzioni, anche i cittadini hanno un dovere civico in materia di corruzione. I cittadini devono comprendere che quando c’è spreco e sperpero di denaro pubblico e del loro denaro che si sta abusando. Quando vengono a conoscenza di situazioni illecite devono denunciare. E’ un dovere.
“Il dovere è l’azione che può produrre più bene nel mondo rispetto a qualsiasi altra azione”, affermava Tommaso Moro. Il dovere è un atto di responsabilità. Significa prendersi cura di qualcosa, attivarsi per difenderla.
Istituzioni e cittadini sono sollecitati a fare il proprio dovere contro il fenomeno corruzione. L’ANAC sta mettendo a disposizione gli strumenti per combatterlo ma, come dice nelle conclusioni il suo Presidente, “si tratta di strumenti che hanno bisogno inevitabilmente di tempo e di collaborazione istituzionale, perché nessuno deve pensare che siamo portatori di ricette miracolistiche o salvifiche”.