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( votes)“Non lasciare il pianeta Terra sarebbe come fare i naufraghi che non cercano di fuggire da un’isola deserta”. Le parole del fisico Stephen Hawking sono drastiche: la Terra tra qualche decennio sarà inospitale; emigrare sarà inevitabile se vogliamo sopravvivere. Possiamo cambiare questa prospettiva? A crederci, oggi, sono i giovani. In ogni parte del mondo le nuove generazioni stanno prendendo coscienza del fatto che per loro non ci sarà futuro se non si agisce nel presente. Ora.
La quindicenne Greta Thunberg ha scosso gli animi e le menti. Ha cominciato con il suo “Sciopero della scuola per il clima” davanti alla sede del Parlamento svedese spiegando a chi chiedesse informazioni che protestava perché “voi adulti state rovinando il mio futuro”. Dalla sua esperienza è nato un movimento giovanile che il 15 marzo scorso si è riunito nello “sciopero mondiale per il futuro”, coinvolgendo 1700 città in oltre 100 paesi.
I Governi fino ad oggi non sono stati in grado di realizzare i buoni propositi declamati dall’accordo di Parigi del 2015. Si è fatto poco, quasi nulla, alcune grandi nazioni si stanno tirando indietro perché bisogna produrre, bisogna far crescere l’economia, bisogna creare posti di lavoro, bisogna realizzare opere pubbliche. Non c’è dubbio: si deve produrre, si deve far crescere l’economia, si devono creare posti di lavoro, si devono realizzare opere pubbliche. Ma siamo certi che tutto questo non lo si possa fare contemplando un metodo che non metta a rischio la nostra stessa esistenza?
“Le politiche a difesa del clima e l’abbandono dei combustibili fossili non sono un perdita economica, ma un investimento per il futuro che produrrà più lavoro, più benessere e migliori condizioni di vita”, scrive Jaap Tielbeke commentando gli studi realizzati da esperti di clima e di economia, dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale, dall’OCSE, dal World Economic Forum.
Produrre, costruire, lavorare. Possiamo farlo senza affossare il clima. Possiamo farlo. Sin da subito. Più di quanto possiamo immaginare. Nei cantieri pubblici e privati dovrebbe diventare normale vedere all’opera mezzi alimentati ad elettricità. Non è qualcosa di avveniristico. Non è una visione futuristica. Nell’edizione 2019 del Bauma di Monaco, dall’8 al 14 aprile, viene presentato un mini escavatore elettrico che per le sue dimensioni ridotte può agire in piccoli ambienti, in particolare al chiuso. Per le attività all’aperto è già operativo, in Norvegia, un enorme escavatore da 26 tonnellate. L’elettrico in questi ambiti migliora due aspetti: l’impatto ambientale, essendo ad immissioni zero; il benessere della persona che non dovrà più sopportare il forte rumore di certi mezzi meccanici mossi da motori a combustione.
Qualità dell’ambiente e benessere della persona. Gli stessi obiettivi che dovrebbero essere perseguiti con la realizzazione delle smart city. Se ne parla da anni. Si presentano progetti. Si organizzano convegni. Gli investimenti pubblici in smart city dovrebbero cominciare a scalare l’ordine delle priorità. Le smart city, come è scritto sulla pagina web di FPA, sono “più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili”. Tutela dell’ambiente, mobilità sostenibile, qualità dell’aria e dell’acqua, sfruttamento del suolo, innovazione, istruzione, economia, lavoro, partecipazione civile, sono alcuni degli indici valutati per la redazione della Icity Rate 2018, la classifica delle città italiane più smart. Primeggia Milano. Seguono Firenze e Bologna. Rilevante il divario tra nord e sud.
C’è ancora molto da investire sul miglioramento del nostro domani, del domani delle nostre città, del domani della vita sulla Terra, del domani dei nostri figli che hanno diritto al proprio futuro.
“C’è un’estinzione di massa in tutto il mondo che può essere paragonata solo alle più grandi ondate di estinzione preistoriche. I dinosauri non videro il meteorite arrivare. Qual è la tua scusa?”. Con queste parole si conclude un cortometraggio realizzato da Pieter Lossie, un ragazzo, liceale, dei Paesi Bassi. Non abbiamo scuse. Siamo abbastanza informati ed intelligenti per comprendere che se il sistema produttivo non cambia il clima peggiorerà. Lo sta già facendo. Lo farà in maniera esponenziale nei prossimi anni. E la situazione sarà irreversibile.
Nei prossimi giorni dovrebbe essere approvato lo sblocca cantieri. Conterrà norme per fare ripartire gli appalti avviati e poi fermati e per snellire l’iter burocratico per l’assegnazione di nuovi lavori. Progettiamo il futuro del nostro paese in maniera sostenibile, non abbiamo alternativa. Facciamolo nel nome del diritto al futuro dei nostri bambini.