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( votes)Dov’è? Cosa? Il futuro, dico, dov’è? È in quello che stiamo facendo ora. Nelle decisioni che prendiamo in questo momento. Nelle azioni che stiamo mettendo in pratica. È un’ideale che necessita di idee per non deludere le aspettative. Un sogno. Ecco, “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”. Eleanor Roosevelt. Un sogno sul futuro è quello che ci ha raccontato Giuseppe Busia, Presidente dell’ANAC, nell’intervento introduttivo del convegno “Appalti di nuova generazione” svoltosi il 12 e 13 settembre a Roma. “Oggi non basta più fare acquisti convenienti e nel rispetto della legalità. Le Pubbliche Amministrazioni hanno il dovere di essere più ambiziose: devono investire per rendere le nostre società più inclusive, per proteggere il pianeta, per aumentare il benessere collettivo, per realizzare pienamente i diritti umani”. La vastità di queste parole è enorme. Traccia confini così ampi che quasi non si riescono a intravedere. Finiscono lontano. Ben oltre l’orizzonte che qualsiasi addetto ai lavori, di qualsiasi ordine e grado, coinvolto nel ciclo degli appalti pubblici possa concepire. Nel quotidiano svolgimento del proprio ruolo, anestetizzati dalla routine può, a volte, perdersi il valore ultimo delle proprie singole mansioni. Anche il più semplice adempimento contribuisce a realizzare grandi opere. La grandezza delle opere a cui aspira Busia. Non una grandezza dimensionale, ma funzionale: “realizzare un’Europa più giusta, più verde e più inclusiva”.
Raggiungere tali traguardi, oggi, appare più plausibile. Negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale il potenziale offerto dal digitale. Nel D.lgs 36/2023, per la prima volta, emerge la possibilità di ricorrere all’intelligenza artificiale in tema di appalti pubblici. Lo prevede l’articolo 30. “Per migliorare l’efficienza le stazioni appaltanti e gli enti concedenti provvedono, ove possibile, ad automatizzare le proprie attività ricorrendo a soluzioni tecnologiche, ivi incluse l’intelligenza artificiale e le tecnologie di registri distribuiti, nel rispetto delle specifiche disposizioni in materia”.
In che modo l’intelligenza artificiale genera benefici agli appalti pubblici? L’ambito di applicazione è sicuramente quello della tutela della legalità, della trasparenza e dell’imparzialità. È dunque nella fase istruttoria che l’intelligenza artificiale può svolgere la propria funzione. La macchina, priva di margini di discrezionalità, è in grado di produrre risultati imparziali, basati esclusivamente sui dati e sugli input che le sono affidate. Risultati scevri da possibili errori? Non è garantito. Difatti, nel comma 3 dell’articolo 30 del Codice degli Appalti si introduce il concetto di “non esclusività della decisione algoritmica” che prevede che nel processo decisionale esista “un contributo umano capace di controllare, validare ovvero smentire la decisione automatizzata”. Un’ipotesi di contestazione potrebbe trovare ragione nella fase che non può che rimanere di competenza umana: il comando e la scelta dei dati da analizzare. “Se non vi saranno set di dati adeguati, qualitativamente e quantitativamente, il risultato che la macchina restituirà sarà parziale, limitato, errato o qualitativamente insufficiente”, scrive Mauro Barberio sulla Rivista Italiana di Informatica e Diritto. Perché l’intelligenza artificiale funzioni senza distorsioni e discriminazioni deve essere garantita l’integrità dei dati.
Nelle Pubbliche Amministrazioni dovranno affacciarsi nuovi professionisti per la gestione di un inedito sistema degli appalti pubblici. Si farà sempre più richiesta di informatici e analisti, di figure in grado di lavorare con i dati e di difenderli. La rete web è debole ed esposta ad attacchi informatici che potrebbero rubare dati sensibili, bloccarli, cancellarli, manipolarli in maniera da indirizzare forzosamente le scelte dell’intelligenza artificiale. Serve alzare barriere contro ogni attacco. Serve un solido sistema di cyber security.
Le falle che caratterizzano la rete le abbiamo conosciute negli ultimi tempi con gli attacchi provenienti da paesi ostili. Nel dicembre 2023 il cyber attacco che coinvolse milletrecento Enti Pubblici italiani. Nel 2024 il clamoroso attacco del 19 luglio che bloccò i sistemi informatici di diversi aeroporti internazionali. Anche il colosso dell’informatica Microsoft non è stato in grado di prevenire l’attacco alle e-mail dei propri dipendenti del 12 gennaio.
L’intelligenza artificiale, riducendo la discrezionalità umana, garante di trasparenza e imparzialità; è davvero così semplice? La cyber pirateria di natura estera non è l’unica minaccia che incombe sui sistemi informatici. Proprio mentre scriviamo viene diffusa la notizia dell’arresto, al termine di indagini durate diversi anni, di un giovane hacker siciliano che, come si apprende dall’Ansa, prendendo di mira il Ministero della Giustizia si è appropriato oltre che di materiale che lo riguardava, anche “di fascicoli di indagine coperti dal segreto investigativo e atti di vario tipo, anche questi segreti”. Anche la criminalità organizzata si è già da tempo adoperata per munirsi di affiliati di ultima generazione in grado di sviluppare quello che viene definito il cyber crime. “Le cyber-mafie saranno la nuova frontiera criminale del terzo millennio”, afferma il criminologo forense Vincenzo Musacchio, in un’intervista rilasciata a Rai News.
Dal 17 luglio scorso è in vigore la Legge n. 90 del 28 giugno 2024 recante “Disposizioni in materia di rafforzamento della cyber sicurezza nazionale e di reati informatici”. Interviene sulle misure necessarie per rafforzare la sicurezza e sul trattamento sanzionatorio. Il punto critico di una Legge è che stabilisce qualcosa basandosi su una realtà fotografata in un determinato momento storico. Con l’informatica il tempo viaggia su livelli diversi. È in grado di evolversi rapidamente e di rendere obsolete le tecnologie che solo una settimana prima si credevano le più sofisticate, efficienti e sicure. In questo scenario, la lotta tra cyber security e cyber crime si prospetta essere costante, senza concessioni di pause. Ad ogni soluzione, statene certi, corrisponderà un nuovo problema. Un confronto sfinente. Un incubo ricorrente.
E il sogno di un sistema di appalti migliore enunciato nella due giorni di “Appalti di nuova generazione”? È un sogno. Come tutti i sogni deve fare i conti con la realtà. Quando sarà esaudito è probabile che abbia connotati differenti da come lo si era immaginato. L’intelligenza artificiale è uno strumento di incredibili potenzialità. Come tutti gli strumenti potrà essere bene o male, dipende da come la si utilizzerà. Come enuncia il comico bolognese Alessandro Bergonzoni “il problema è la stupidità reale non è l’intelligenza artificiale”.