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18 aprile 2016, 13 aprile 2017. Prima l’entrata in vigore del Nuovo Codice degli Appalti Pubblici, poi l’approvazione della riforma dello stesso Nuovo Codice. A distanza di un anno sono stati modificati 131 articoli su 220. Un anno di consultazioni, di lavori incrociati, di pareri. Bianchetto e penna per correggere quelle disposizioni che nel passaggio dal mondo delle idee alla realtà si sono rilevate inadeguate. Il mercato degli appalti aveva manifestato, da subito, qualche perplessità nei confronti del primo prodotto. E il legislatore ha dimostrato intelligenza nell’aprire il dibattito sulle possibili correzioni, senza alzare barricate, senza difendere a tutti i costi il proprio Codice, divulgando un messaggio che suonava in questi termini: “abbiamo portato a termine il nostro lavoro, ma non è detto che sia il miglior risultato possibile. Prendetelo, sfogliatelo, annotate le vostre considerazioni, proponete alternative, miglioriamolo”. Ci hanno lavorato  le due Camere, il Governo, il Consiglio di Stato, operatori economici ed Istituzioni, l’ANAC. E’ stato un lavoro che ha dimostrato che le nome non sono esclusiva di chi risiede nei palazzi, che si possono avviare sinergie positive anche con chi sta fuori. Con chi è tenuto a rispettare quelle norme. E non perché è più bravo del legislatore ma semplicemente perché vive ogni giorno l’esperienza di un determinato lavoro, ne conosce la realtà, possiede quel bagaglio di esperienze che gli permette di avere chiaro come certi aspetti possano essere migliorati, cosa si debba aggiungere e cosa può essere potato.

Il correttivo al nuovo codice degli appalti sembra essere un buon lavoro. Le “pagelle” de IlSole24Ore sono positive. Sull’edizione del 14 aprile vengono presi in esame 12 novità. 6 sono qualificate con efficacia alta, 3 media e 3 bassa.

“Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo” diceva Henry Ford. Ed è quello che è accaduto: insieme, le diverse parti hanno lavorato per ottenere un risultato migliore, più in linea con la realtà del mercato, delle esigenze delle stazioni appaltanti e degli operatori economici. Ognuno ha avuto la possibilità di esprimere il proprio parere e di essere ascoltato. Questo processo ricorda ciò che Alain de Botton dice del rapporto di coppia: “Un buon rapporto dovrebbe essere un dialogo in cui i due partner si insegnano molte cose a vicenda, con piacere”. Con il piacere dell’apprendere e dell’insegnare. Con il piacere di ascoltare e parlare. Di fare in modo che mondi diversi si incontrino e trovino il modo di migliorarsi reciprocamente. E’ quello che lo scrittore svizzero si augura per le coppie, ma questo approccio al dialogo farebbe bene in ogni contesto nel quale più persone condividono porzioni della propria vita. Le amicizie, il rapporto tra colleghi. Ne gioverebbero i rapporti interpersonali, ne trarrebbe vantaggio l’azienda, ci sarebbe un miglioramento complessivo del benessere sociale.

L’esperienza di quest’anno, con le oltre 700 proposte di modifica che sono state presentate, ha dimostrato che il paese è vivo, che vuole contribuire al miglioramento. Basta saperlo coinvolgere, nei momenti e con le metodologie giuste. In un settore come gli appalti pubblici il coinvolgimento non è ristretto a cerchie limitate di persone. Un dibattito, o meglio un dialogo continuo porterebbe ad una sana condivisione di idee, pareri, proposte. Gli appalti pubblici non sono qualcosa che si consuma nel rapporto tra un committente e un soggetto economico. Coinvolgono le comunità: dovremmo imparare ad ascoltare. Si pensi a quante opportunità in più potrebbero avere, ad esempio, le piccole amministrazioni pubbliche se ci fossero spazi e tempi per dare voce alle idee delle comunità di riferimento. E’ possibile che nell’epoca in cui tutto è social non si riesca a fare questo? Ci potrebbe essere contestato che si avrebbe il caos, con più voci che si sovrappongono, che litigano per ottenere il miglior risultato per il proprio torna conto. Per evitare che questo avvenga ci dovrebbe essere qualcuno che gestisca le voci. Che dia ad ognuno lo spazio e la dignità opportuna, che sappia scindere il buono dal cattivo. Anche in televisione accade: trasmissioni nelle quali tutti parlano contemporaneamente, strillano senza ascoltarsi e non dicono niente ed altre trasmissioni nelle quali si ragiona pacatamente, con vivacità ma senza prevaricazioni. La differenza? La fa il conduttore. E’ tutto nelle sue mani. Nella sua capacità di bloccare i suoi ospiti quando escono dal solco del reciproco rispetto. Nella sua capacità di rendere il confronto costruttivo.

Costruttivo come chi si è messo alla scrivania con il proposito di contribuire ad identificare i possibili errori contenuti nella prima stesura del Nuovo Codice e ad individuare le soluzioni. Questo paese ha bisogno del contributo di ogni cittadino per mettersi in marcia, con vigore, a testa alta. “Questo paese – scriveva Giorgio Santilli su IlSole24Ore del 14 aprile – ha bisogno di correre. L’auspicio è che il segnale di ieri […] rimetta in moto quello che si è fermato e aiuti tutti i soggetti di buona volontà a correre e crescere”.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.