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L’Italia è l’ultimo Paese europeo nella classifica della corruzione. Lo dice l’associazione contro la corruzione Trasparency International Italia che il cinque dicembre scorso ha pubblicato i dati del 2012. L’Italia, secondo l’organizzazione leader nella lotta contro la corruzione è al settantaduesimo posto in una classifica di 178 Paesi. La graduatoria è dominata da Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda. Su un punteggio massimo di 100 l’Italia ha sommato 42 punti. 90 i punti raggiunti dal terzetto al vertice.

La corruzione è un problema culturale, una cattiva pratica che l’Italia deve scrollarsi di dosso perché finisce per penalizzare gli onesti e perché produce effetti negativi in termini di credibilità internazionale. “Il Governo presente e quelli futuri – affermava il Presidente dell’Associazione italiana Maria Teresa Brassiolo presentando i dati a dicembre – dovranno mantenere l’anticorruzione in cima alla loro agenda politica. Non siamo solo noi addetti del mestiere a richiederlo, ma i cittadini e le imprese che non ne possono più di veder distrutto il frutto del loro lavoro per corruzione o negligenza nell’uso delle risorse pubbliche”.

In ambito legislativo gli strumenti per contrastare la corruzione sono contenuti nella Legge 190 del 2012. La corruzione è una pratica che si nutre di spregiudicatezza e di omertà. La strada che può veicolare il sistema verso una “rieducazione” del sistema è quella della trasparenza. La legge anticorruzione presa in esame nell’articolo di Beatrice Corradi individua nella pubblicazione on line dei dati inerenti le PPAA l’opzione più idonea a rendere visibile al più alto numero di occhi cosa accade all’interno delle strutture istituzionali.

L’articolo in questione sviscera in maniera completa le differenti applicazioni della Legge Anticorruzione in relazione ai diversi modi nei quali il reato può essere commesso.

Le nuove tecnologie dunque a supporto della giustizia: internet come garanzia della trasparenza. Di tecnologie applicate agli appalti pubblici si parla anche nell’articolo di Giuseppe Totino “La forma del contratto pubblico nell’era della digitalizzazione”. In linea con i principi di efficienza che la macchina amministrativa è tenuta a raggiungere per garantire snellezza e quindi competitività economica, rileva Totino, “tra i provvedimenti legislativi di recente incardinati dall’attuale governo in tema di “semplificazione” burocratica, deve innestarsi quanto di recente previsto in tema di formalità relative alla stipula dei contratti pubblici di cui al d.l. 179/2012, in virtù del quale sembrerebbe “imporsi” alle stazioni appaltanti, la digitalizzazione delle forme di stipula negoziale a partire dal primo di gennaio 2013”.

Altro articolo che proponiamo in questo numero è firmato da Paola Cartolano ed è centrato sul tema “ritardo dei pagamenti e certificazione dei crediti della PA”. Il primo gennaio 2013, ricorda Cartolano, “è entrata in vigore la disposizione del Decreto Legislativo 9 novembre 2012, n. 192 che recepisce la direttiva 2011/7/UE del 16 febbraio 2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese, e tra Pubbliche Amministrazioni e imprese, attuando così la delega conferita al Governo con l’art. 10 della L. n. 180/2011 (cd. Statuto delle Imprese)”. Su tale argomento va espressa una nota di merito a favore dell’Italia perché come si legge nell’articolo “Nonostante l’art. 12 della predetta direttiva 2011/7/UE abbia fissato il termine per il recepimento della direttiva al 16 marzo 2013, l’Italia – considerata l’importanza della normativa nonché l’opportunità peculiare di garantire, in un momento di crisi economica, le imprese e più specificatamente le piccole e medie imprese – ha anticipato al primo gennaio 2013 l’attuazione della relativa disciplina.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.