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( votes)Deciso di ristrutturare casa, abbiamo cominciato a raccogliere informazioni su professionisti e manodopera. Abbiamo chiesto a parenti ed amici pareri e contatti. Abbiamo fatto le nostre scelte tenendo conto della loro esperienza. Abbiamo valutato la reputazione di ogni impresa che ci è stata segnalata.
La reputazione è una forma di promozione gratuita e potente che si diffonde attraverso il passaparola. Funziona sia in senso positivo sia in negativo. Una buona reputazione apre nuove opportunità. Chi ne gode non deve affaticarsi a trovare un lavoro. Sarà chi avrà bisogno della tua professionalità a venirti a cercare. Una buona reputazione facilita l’incontro tra domanda e offerta. Chi ha una cattiva reputazione rischia di restare inattivo, o di doversi accontentare di lavori marginali. “Una buona reputazione vale più del denaro” aveva detto Publilio Siro, scrittore e drammaturgo romano vissuto tra l’85 e il 43 avanti Cristo. Lavorare in modo corretto, attenendosi ai termini contrattuali, è il miglior investimento che un imprenditore possa fare. Vale più del denaro. Vero.
La reputazione è una guida alla scelta migliore. È il metro di valutazione che sempre più abitualmente utilizziamo quando cerchiamo sul web forum e siti specializzati dai quali attingere informazioni sul prodotto che stiamo pensando di acquistare. Con la riforma approvata in Senato il 14 gennaio, la reputazione diventa garante anche delle valutazioni delle imprese che partecipano alle gare d’appalto. Si parla di rating reputazionale e sarà un sistema attraverso il quale le stazioni appaltanti potranno informarsi sulle capacità delle aziende in gara ad adempiere ai vincoli contrattuali. Le aziende virtuose saranno premiate con un bonus. Saranno ritenute tali le imprese che hanno dimostrato di essere in grado di poter consegnare i lavori nei tempi prestabiliti e di poterli eseguire rispettando i costi pianificati. Tempi e costi con la qualità delle opere (dei servizi o delle forniture) sono i parametri più importanti nella definizione di un lavoro positivo o negativo. Tempi allungati, costi lievitati, scarsa qualità, sono le patologie che hanno indebolito il settore, creato disagi ai cittadini, screditato il paese agli occhi degli italiani stessi e degli stati esteri. Il sistema immunitario degli appalti pubblici con un meccanismo di esclusione o di penalizzazione di chi ha contribuito a diffondere questo malessere ne uscirà rafforzato.
Il modo in cui verrà gestito il rating reputazionale verrà definito dall’ANAC. Immaginiamo che possa essere istituzionalizzato attraverso un database accessibile a tutti gli Enti Pubblici, con gli stessi Enti che contribuiscono ad arricchirlo compilando moduli online basati su una attenta vigilanza delle fasi di esecuzione dei lavori. Un’attività i cui risultati diventano un patrimonio comune. I dubbi sul funzionamento del sistema: qualcuno teme ulteriori appesantimenti burocratici e dei compiti assegnati alle PPAA. Potrebbe essere così. Ma potrebbe anche essere meno oneroso di quanto si possa immaginare. Vigilare sui tempi e sui costi implica la valutazione di fatti oggettivi. Non ci sono documenti da studiare e approfondire, variabili da valutare. Si è nei tempi oppure no. Si rientra nei badget oppure no. I benefici potrebbero essere più rilevanti. La reputazione ha un valore per il soggetto che ne è titolare perché parla di sé, del proprio lavoro, della serietà professionale. Ha un valore per chi deve scegliere un’impresa e potrà farlo conoscendone il grado di affidabilità. Il “rating reputazionale” metterà in evidenza un elemento dell’azienda che resta invisibile. Dandone voce avremo soddisfatto in parte il desiderio di Henry Ford il quale affermava che “le due cose più importanti non compaiono nel bilancio di un’impresa: la sua reputazione e i suoi uomini”. Il rating reputazionale potrà mettere allo scoperto chi non è affidabile ed evitare che altre stazioni appaltanti commettano l’errore di mettersi nelle sue mani. A meno che non si decida di perseverare. Ma sarebbe diabolico.