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Il primo maggio abbiamo celebrato la Festa del Lavoro, il 28 aprile la Giornata Mondiale della Salute e della Sicurezza sul Lavoro.

Di lavoro non si può parlare senza riflettere sulla sicurezza. “Il lavoro – ha detto l’Arcivescovo di Campobasso e Bajano Giancarlo Bregantini – deve essere un’opportunità per affermare la dignità della persona e la sua capacità di collaborare all’opera creativa di Dio”. Dignità. Una delle parole che più abbiamo ascoltato nei discorsi pronunciati in occasione della festa del lavoro. Dignità significa essere fieri di se stessi, di quello che si è e di quello che si fa. Purtroppo, non la si ottiene facilmente. Spesso non dipende dalla propria volontà. Per il lavoro è qualcosa completamene dipendente dai terzi. Dai datori di lavoro. Dal sistema politico e sociale nel quale si vive. La dignità del lavoro è la somma di vari aspetti. Innanzitutto bisogna avere un lavoro. Avuto questo, è necessario che sia remunerato in maniera congrua, che sia svolto in un numero limitato di ore giornaliere, che sia eseguito in condizioni di sicurezza. Non c’è dignità in un lavoro svolto in presenza di fattori di rischio. Soffermiamoci su quest’ultimo aspetto.

I dati prodotti dall’Inail per i primi mesi del 2019 non sono confortanti. Gennaio, febbraio e marzo seguono lo stesso trend del 2018: 100.290 infortuni sul lavoro, 121 morti bianche, 9337 casi di malattie professionali. Gli infortuni sono aumentati del +4,33% rispetto allo stesso periodo del 2018. Decessi e malattie sono allineati al 2018.

Le vittime appartengono in maniera indistinta al mondo del lavoro privato, del lavoro pubblico, degli appalti pubblici. 

“Di lavoro purtroppo si continua a morire perché questi numeri evidenziano come in questi anni non si è fatto abbastanza per costruire una solida cultura della prevenzione dei rischi nei datori di lavoro e nei lavoratori. Da una parte si fatica a vedere la sicurezza come un valore aggiunto, un investimento, e dall’altra non si dimostra sufficientemente matura la consapevolezza dei rischi presenti all’interno di un ambiente di lavoro”. E’ il commento del Presidente dell’Anmil Franco Bettoni.

La sicurezza sul lavoro deve essere intesa come un investimento e non come un costo. Fino a quando sarà considerata un costo, sarà trattata come tale: come qualcosa da eliminare.

A rischiare che si agisca in questo modo potrebbero essere i lavoratori che opereranno nell’ambito di lavori pubblici al di sotto della soglia comunitaria. Secondo lo “Sblocca Cantieri” devono essere affidati con il criterio del minor prezzo. Una corsa al ribasso che nasconde, anche in maniera poco efficace, prassi che mettono a rischio la qualità dell’opera e la qualità delle condizioni di lavoro.

L’impresa opera per ottenere un profitto. E non vi rinuncerà se dovesse proporsi di lavorare “sottocosto”. In qualche modo dovrà ottenere il suo utile. Da qualche parte deve risparmiare. Si tagliano i costi. Tra la voce costi, i costi della sicurezza sul lavoro. Ci sono due modi per ridurli: in maniera diretta se non vengono utilizzati tutti i dispositivi e le procedure di sicurezza adeguati; indirettamente se, ad esempio, per ridurre i tempi di esecuzione dell’opera venissero imposti turni più lunghi o comunque se venissero imposte condizioni che mettano sotto stress il lavoratore. Anche quest’ultima “soluzione” è un fattore di rischio per la sicurezza sul lavoro. Un lavoratore demotivato è distratto. E la scarsa concentrazione potrebbe indurlo ad eseguire operazioni che mettano in pericolo la propria e l’altrui incolumità.

Se parliamo di investimenti è diverso. Si investe perché ciò che viene investito produrrà benefici. Si dovrebbe parlare quindi di investimenti in sicurezza sul lavoro. Se si investe in sicurezza, si promuove il benessere del lavoratore. Creare un ambiente di lavoro sano permette di avere operai più attenti e produttivi. Se si investe in sicurezza sul lavoro si riducono i costi (questa volta sì che sono costi) che si dovranno sopportare nel caso in cui si verifichino incidenti sul lavoro. Costi economici, di giustizia amministrativa e penale.

Nel discorso pronunciato in occasione della Festa del Lavoro Sergio Mattarella ha detto che “riqualificare il lavoro, creare buon lavoro, assicurare ai giovani un futuro adeguato si impone come una priorità nazionale su cui far convergere ne energie del Paese”. Ha affermato che si devono “orientare gli investimenti pubblici in modo che accrescano la competitività sui mercati non meno della qualità della vita”.

Il ritorno al prezzo più basso per i “sotto soglia”, reintroduce un sistema di assegnazione che potrebbe mettere in discussione i buoni propositi auspicati dal Presidente della Repubblica. Un sistema in precedenza abolito a favore di un meccanismo che premiava l’offerta economicamente più vantaggiosa, che teneva conto dell’affidabilità dei candidati e che dava al prezzo un peso che non superava il 30%. Sembrava la strada giusta. E infatti è rimasta per i lavori al di sopra della soglia europea. Per i sottosoglia si è preferito puntare su una accelerazione delle procedure. Ma la velocità non è quasi mai sinonimo di qualità. Lo si era capito. E lo si è dimenticato.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.