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Assenza di manutenzione, costruzioni con materiali scadenti e in violazione di norme sulla sicurezza o su terreni esposti alle forze della natura. È la situazione precaria di edifici che il precariato lo ospitano ogni giorno. È lo scenario che caratterizza migliaia di strutture scolastiche in tutto il paese. Una situazione di emergenza da affrontare con estrema rapidità perché abbiamo sulla coscienza la vita di ventisette bambini e di una maestra. E non ne dobbiamo avere altre.

Dell’emergenza scuola se ne fa carico l’articolo 9 del decreto legge n. 133 del 2014: “Interventi di estrema urgenza in materia di vincolo idrogeologico, di normativa antisismica e di messa in sicurezza degli edifici scolastici e dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica”. Per snellire le procedure, per accelerare i tempi, per anticipare il prossimo sisma, la prossima alluvione, sono previste deroghe al Codice dei Contratti. È il terzo punto trattato nell’articolo di Alessandra Verde che percorre tutte le novità del decreto. A poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico, a pochi giorni dalla giornata internazionale degli insegnanti (celebrata il 5 ottobre), ci soffermiamo su questo punto perché è qualcosa di più dell’esigenza di rilanciare l’economia, di digitalizzare il paese, di semplificare la burocrazia. Questi ed altri aspetti sono nulla davanti alla difesa della vita. Le immagini di San Giuliano di Puglia non avremmo dovute mai vederle. Quel 31 ottobre 2002 non lo avremmo mai voluto raccontare.

Sulla questione “salute delle scuole italiane” Legambiente scrive che “occorre superare l’approccio di intervenire prevalentemente sui casi di emergenza per arrivare ad una programmazione degli interventi e della manutenzione ordinaria e straordinaria, prevedendo anche un piano di riqualificazione per la messa in sicurezza, la bonifica e la sostenibilità degli edifici”. La manutenzione è uno degli aspetti chiave. Non è sufficiente costruire. Anche l’edificio realizzato con i migliori materiali, con la mano d’opera più qualificata è oggetto del tempo e degli agenti atmosferici. Bisognerebbe introdurre e diffondere un programma di assistenza simile a quello che molte case automobilistiche propongono per i loro clienti con ceck up calendarizzati, da far rientrare magari all’interno dello stesso contratto di edificazione, con la stessa impresa costruttrice, coinvolgendola in una maggiore responsabilizzazione del futuro di ciò che ha realizzato.

“Lo stato e la qualità degli edifici scolastici di un territorio – si legge ancora su www.legambiente.it – rappresentano un indicatore di quanto una comunità investa nel benessere, la sicurezza e la formazione dei cittadini più giovani”. E quanto ha investito l’Italia? Anche sulla scorta di pagine di cronaca come quelle scritte a San Giuliano di Puglia? Sono trascorsi 12 anni. Eppure, esattamente un anno fa i costruttori dell’ANCE denunciavano presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati la situazione di grave carenza di sicurezza di oltre 30mila strutture scolastiche in tutta Italia: 24mila a rischio sismico, 6mila a rischio idrogeologico. Come se nel frattempo non fosse accaduto niente. Come se la storia non avesse fatto scuola. Accumuliamo emergenze in attesa della prossima urgenza. Dove avevo letto quello che siamo soliti fare con questo approccio di attesa passiva verso il futuro? Oceano Mare di Alessandro Baricco:

– Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.

Silenzio.

– Che sia troppo tardi madame.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.