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“Osservatorio sulla Corte dei Conti” è il nome della nuova rubrica che Mediappalti inaugura con il numero di ottobre. Con cadenza bimestrale Stefano Usai ci informerà sulle novità che arrivano da viale Mazzini proponendo un’analisi di pareri e pronunce su questioni attinenti all’attività contrattuale ed in genere all’azione amministrativa delle stazioni appaltanti. Tre i temi affrontati in questa prima uscita. Ecco i titoli: Debito fuori bilancio e incremento dell’impegno di spesa nel caso di incarico al legale; La responsabilità del RUP in tema di verifica dei requisiti dell’appaltatore; Distinzioni tra Stazione Unica Appaltante (SUA) e Centrale di committenza. Distinzione dei compiti negli atti del procedimento di gara rispetto all’ente locale aderente: il caso della procedura negoziata senza bando.

Dalle novità di Mediappalti alle novità del Decreto del Fare che nel rinnovare la disciplina degli appalti pubblici ha (re)introdotto una disposizione di particolare rilevanza a tutela del lavoratore. Si tratta dell’eliminazione del costo del personale nelle gare da aggiudicare col criterio del prezzo più basso. La Legge 98/2013 esclude che le imprese possano operare tagli su lavoro per poter offrire prestazioni a prezzi ridotti. Per il nostro ordinamento si tratta di un arricchimento in termini di civiltà.

Ne parla Beatrice Corradi. Sulla scorta delle nuove indicazioni il lavoro diventa una voce fissa della proposta di gara: ” Il costo del lavoro  – scrive Corradi – è determinato periodicamente, in apposite tabelle, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale”.

La dignità del lavoratore, il diritto ad un salario congruo al lavoro diventano concetti inviolabili. Nessuno potrà fondare la propria competitività a spese del lavoratore, della sua stabilità economica.

In un momento in cui il lavoro manca è facile immaginare i “giochetti” di imprese che pur di vincere una gara ritoccano al ribasso i costi del lavoro offrendo salari ridotti o licenziando. Mantenendo fisso il costo del lavoro queste operazioni non avrebbero senso. Il lavoro è salvo. Ma è salva anche l’opera o il servizio oggetto dell’appalto perché riducendo la forza lavoro occupata nell’attività in questione potrebbero venire a mancare puntualità delle prestazioni e qualità.

Di novità introdotte dal Decreto del Fare scrive anche Alessandra Verde. L’aspetto trattato è la suddivisione in lotti degli appalti pubblici. Una modalità che si è fatta strada in questi anni per permettere alle piccole imprese di sostenere la crisi economica favorendone la partecipazione alle gare, in controtendenza con le regole storicamente presenti nell’ordinamento italiano e comunitario che “affermavano il principio di unitarietà dell’appalto quale baluardo a tutela del principio della concorrenza”. Le piccole e medie imprese sono la vera ricchezza produttiva dell’Italia e andavano tutelate. Il Decreto del Fare consolida la divisione in lotti quando si afferma che “i criteri di partecipazione alle gare devono essere tali da non escludere le piccole e medie imprese”  e che “nella determina a contrarre le stazioni appaltanti indicano la motivazione circa la mancata suddivisione dell’appalto in lotti”. La divisione in lotti diventa la regola e quando non è applicata è necessario esplicitarne le motivazioni.

Le imprese sono oggetto di tutela anche nella parte del Decreto del Fare che si occupa della disciplina del DURC. La volontà del legislatore in questo caso è di sollevarle da procedure burocratiche complicate e che allungavano i tempi di controlli e pagamenti da parte delle PPAA. Anche alla luce dell’intervento interpretativo di questa porzione del Decreto del Fare da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Paola Cartolano esamina le novità generate in materia del DURC dall’entrata in vigore della Legge n. 98 del 20 agosto.

Buona lettura.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.