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Le città cambiano. Cambia il modo di vivere all’interno dei grandi centri urbani, ma anche nelle località più piccole. In epoca industriale l’urbanizzazione si è sviluppata presso le aree produttive. Oggi a determinare il “successo” di una città è la capacità di essere efficiente, di offrire un’alta qualità della vita. Da qualche anno si parla di smart city, città che garantiscono un benessere legato alla capacità di mettere a disposizione spazi verdi, semplicità negli spostamenti, accesso facilitato ai servizi. Tra le prerogative delle città intelligenti vi è l’utilizzo efficiente delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la gestione delle risorse naturali. L’attenzione su questa nuova evoluzione delle città è elevata a livello internazionale. A Barcellona dal 13 al 15 novembre si è svolto il secondo Smart City Expo. In Italia non mancano progetti ed incentivi. Il Miur ad inizio ottobre ha reso noto i progetti ai quali sono stati assegnati 200 milioni di euro per la realizzazione di otto smart cities nel mezzogiorno.

Nel nostro Paese esistono esempi di città che hanno intrapreso questa strada: Torino, Genova, Napoli, Bari.

Per le PPAA è un’opportunità. Se si dovessero installare su ogni sede impianti per la produzione o autoproduzione di energia, l’investimento permetterebbe notevoli risparmi proprio in termini di spesa per la fornitura di energia ora acquistata da operatori esterni.

I vantaggi di una smart city riguardano anche gli operatori economici già attivi nel settore delle energie rinnovabili. La richiesta crescente di tali impianti attirerà nuovi investitori, creerà lavoro e, perché no, una maggiore concorrenza che finirà per portare al ribasso i costi di installazione e manutenzione che al momento sono inaccessibili per molti bilanci sia pubblici sia familiari.

In futuro sarà sempre maggiore il numero delle città che vorranno ottenere il riconoscimento di città intelligenti. Probabilmente la presenza o meno di parametri di vivibilità all’interno di un centro urbano metterà in gioco la stessa “sopravvivenza” di una città. E’ proprio in vista di uno scenario del genere che diventa necessario avere un riferimento normativo preciso, che regoli nel dettaglio ogni aspetto della realizzazione delle strutture, anche quelli che non possono essere previsti in fase di progettazione. In questo numero di Mediappalti l’argomento viene trattato nell’articolo di Elena Macchi. “Impianti alimentati da fonti rinnovabili: il regime delle modifiche sostanziali e non sostanziali ai progetti già autorizzarti e possibile impatto sulle procedure di incentivazione”, è il titolo del contributo che pone l’attenzione sul verificarsi di situazioni che possono portare a varianti dei progetti iniziali. “La questione delle varianti – scrive Macchi – si è rivelata di particolare importanza per gli operatori di settore in quanto la prassi ha dimostrato che difficilmente il parco realizzato, eolico, fotovoltaico o alimentato da altra fonte rinnovabile, risulta essere assolutamente identico al progetto originariamente autorizzato dall’autorità competente”. Spesso le variabili che possono intervenire tra la progettazione e la  realizzazione degli impianti sono legate all’evoluzione tecnologica che in un comparto come quello delle energie rinnovabili è costante. Evoluzioni che portano al miglioramento delle strutture, ad una maggiore efficienza. Che non possono essere ignorate perché se così fosse si rischierebbe a chiusura dei cantieri di aver ultimato un prodotto già superato. D’altra parte sarà necessario considerare che la realizzazione di opere del genere sono legate all’accesso di incentivi economici ed uscire fuori dal solco tracciato dal progetto approvato potrebbe mettere a rischio la possibilità di accedere ai fondi messi a disposizione. Insomma, bisogna prevedere l’imprevisto.

Buona lettura e buon Natale. Mediappalti torna a febbraio.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.