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( votes)La politica di risparmio pubblico dettata dal Governo può provocare un rallentamento consistente nel settore appalti pubblici? Ne sono convinti all’Oice. L’Associazione di categoria, aderente a Confindustria che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica ha recentemente diffuso un comunicato stampa sul quale si riportavano i numeri di luglio e agosto.
“Crolla nei mesi estivi il mercato pubblico dei soli servizi. Ancora in crescita gli appalti “misti” di progettazione e costruzione”, titolava il comunicato.
Nei due mesi estivi il calo per il mercato pubblico della progettazione è crollato fino al -54,6% nei confronti dello stesso periodo del 2011. Cosa accade? Non ci sono più progetti da realizzare? Tutto è ormai compiuto? Non si direbbe anche solo guardandoci attorno da semplici cittadini, guardando quanto c’è da fare nelle nostre comunità locali. L’Oice intercetta questo brusco stop, ancora più drammatico nel mese di luglio quando il segno negativo ha toccato una quota record di -73,8% su base annua, nella ricetta antirecessione che chiede di tenere sottocontrollo il Bilancio dello Stato. Tale situazione, ha commentato Luigi Iperti, Vice Presidente Vicario dell’Oice, “non deve portare all’estinzione di tutto un settore importante per l’economia italiana”.
La recessione ha portato all’esigenza di tagliare i costi dello Stato, l’Oice (e non solo) capovolge il punto di vista constatando “l’assoluto bisogno che l’amministrazione riprenda gli investimenti, in funzione antirecessiva, per la realizzazione delle opere pubbliche di cui l’Italia ha urgente necessità”.
Investire insomma. Perché quando gli investimenti si bloccano si eliminano le capacità di crescita di qualsiasi attività. La stampa ci propone un ulteriore spunto di riflessione. Purtroppo ancora in versione negativa. Giovanni De Mauro su Internazionale riprendendo un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, firmato da Sergio Rizzo, apriva il suo intervento scrivendo che “la cifra è di quelle così grandi da sembrare un errore: 43,3 miliardi di euro. Sono – aggiunge – i soldi dei fondi strutturali europei che finora l’Italia non è riuscita a investire e che alla fine del 2013 non potrà più usare”.
Poco più di un anno per invertire la tendenza. Un compito che spetta in maniera più vigorosa alle Regioni meridionali, maggiori destinatarie di queste somme. Una sfida. Una corsa contro quelle che Rizzo sul Corriere ha indicato come cause di questa defaillance italiana: “la scarsa capacità progettuale […] l’indolenza burocratica e una certa miopia politica”.
In questa sede non si vuole rimproverare o giudicare nessuno. Non ne abbiamo le intenzioni e la competenza visto che la nostra è una rivista tecnica. Ci si vuole solo augurare che il trend possa cambiare. Lo facciamo come parte in causa. Lo auspichiamo per le tante famiglie che nel settore trovano la loro fonte reddituale.
Ma a proposito di redditi: nello stesso comunicato citato sopra Luigi Iperti, Vice Presidente Vicario dell’Oice, si soffermava anche su quello che indicava come “il drammatico problema dei ritardati pagamenti”. “Non è più tollerabile – sostiene –, se è vero che viviamo in un paese civile, che perduri questa situazione che vede le nostre società attendere anche anni prima di ottenere quanto dovuto”.
In attesa di segnali confortanti vi lasciamo alla lettura di Mediappalti che propone, come sempre, un’ampia panoramica sulle tematiche d’attualità dell’appalto pubblico. In questo numero, tra gli altri argomenti, si parla di avvallamento, project bonds e oneri per la sicurezza. Buona lettura.