Questo articolo è valutato
( votes)Ci risiamo. Ulteriori modifiche alla disciplina degli appalti pubblici sono state introdotte con il Decreto Sviluppo n. 83 del 22 giugno del 2012. I provvedimenti che stanno apportando modifiche al Codice degli Appalti si susseguono ormai a ritmo costante, producendo nel settore una sensazione di incertezza. Articoli che subentrano, annullano i precedenti, modificandoli, rendono difficile a chi opera nel settore acquisire una concreta consapevolezza delle norme da applicare.
Un settore sotto la lente di ingrandimento con l’obbligo di attenersi ai parametri del Patto di Stabilità, esercizio sacro santo per una finanzia pubblica che deve essere gestita con maggiore parsimonia evitando gli sprechi e, a proposito di sprechi, deve fare i conti con le restrizioni dettate dalla spending review.
Siamo d’accordo le spese devono essere limitate. In un periodo di un economia che a stento si muove e dove lo fa procede al passo di una lumaca. Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con le reiterate modifiche alla gestione dell’appalto pubblico che ormai si susseguono con una cadenza mensile. Le ultime modifiche potrebbero non essere così eccessive, non stravolgono granché, ma contribuiscono a vivere la disciplina con affanno, con la sensazione che il lavoro che si sta operando potrebbe essere vanificato dal prossimo Decreto Sviluppo.
Detto questo, sfogliamo insieme i contenuti Dell’attuale numero di Mediappalti che con l’uscita di luglio chiude il primo ciclo annuale di edizioni per tornare a settembre.
Tra gli articoli che proponiamo, si segnala quello scritto da Giuseppe Totino che si dedica alla recente casistica giurisprudenziale in tema di concessione di servizi ex art. 30 del D.Lgs. 163/06: quid iuris?
Un articolo che – come scrive lo stesso Totino – muove dalla necessità, “dopo alcuni anni dall’incardinamento delle concessioni di servizi nell’alveo dei contratti pubblici”, di riflettere in merito “all’attuale assetto giurisprudenziale, medio tempore sviluppatosi al fine di ripercorrerne i più recenti orientamenti”.
L’argomento trattato si collega in maniera naturale ad un disegno di snellimento della macchina amministrativa, di alleggerimento dell’impianto delle PPAA che oggi, in una società in continua evoluzione che chiede un numero sempre più ampio di servizi di qualità, sono costrette a soddisfare i cittadini che diventano sempre più utenti. In questo quadro la concessione di servizi è un istituto che si allinea alla volontà enunciata di voler modernizzare le Amministrazioni.
Se il principio è quello di sollevare il Pubblico da incombenze che possono essere gestite dal privato, ricordiamo che di questa fascia di iniziative fanno parte anche il “contratto di disponibilità”. Un altro esempio pratico nel quale l’Amministrazione Pubblica affida ad imprese private la realizzazione e gestione di immobili e di impianti per le PPAA, con il vantaggio che i privati saranno interessati a realizzare opere di qualità perché a loro stessi è affidato il compito della manutenzione degli stessi. Argomento sul quale (lo ricordiamo) ci siamo soffermati, recentemente, sul numero di maggio di Mediappalti.
Tornando agli argomenti pubblicati in questa edizione. Qualche riga più in alto abbiamo citato il verbo modernizzare. Cosa è più moderno dell’e-commerce? O, tradotto in termini adeguati all’attività delle PPAA e-procurement?
Daniele Ricciardi scrive del mercato elettronico della Pubblica Amministrazione nel Codice dei contratti pubblici. Si porta l’attenzione sul fatto che nel Codice non esiste alcun riferimento al mercato elettronico che tuttavia sta assumendo i connotati rilevanti perché trattasi di “una realtà importante per gli approvvigionamenti di beni e servizi sotto la soglia comunitaria, avendo realizzato significativi risultati dalla istituzione nel 2004 sino ad oggi”.
Mediappalti va in vacanza. Torniamo a settembre. Buona lettura. Buone vacanze.