Sending
Questo articolo è valutato
0 (0 votes)

119.000 meno 2400 uguale 116.600. 116.600 euro. E’ la differenza degli investimenti dedicati alla manutenzione ordinaria delle scuole tra Lombardia e Calabria. Tra la Regione che investe di più e quella che investe di meno. Una differenza enorme. I dati sono contenuti nel XVI rapporto sulla sicurezza delle scuole che Cittadinanza attiva ha presentato il 27 settembre scorso.

Il divario non può essere giustificato dalla diversa densità della popolazione scolastica tra una regione e l’altra. Valutando la spesa pro-capite per ogni studente le differenze restano: 0,10 euro in Lombardia (1.188.581 studenti) contro lo 0,008 euro in Calabria (275.748 studenti).

Cosa c’è in questi 116.600 euro che dividono le due regioni? Le disparità si alimentano di molteplici fattori. Tra quelli citati da Cittadinanza Attiva citiamo le difficoltà “di alcune amministrazioni locali ad accedere ai diversi bandi e finanziamenti possibili per incapacità progettuali e […] l’elevato tasso di arbitrarietà nell’individuazione degli interventi da programmare”. Una situazione che produce “un crollo ogni quattro giorni di scuola, tre scuole su quattro senza agibilità statica, solo una su venti in grado di resistere ad un terremoto”. Il bollettino di Cittadinanza Attiva è preoccupante.

Per migliorare la sicurezza delle scuole italiane si calcola che sarebbero necessari lavori pubblici per 15-20 miliardi di euro. Cifre esorbitanti la cui reperibilità non sarebbe l’ostacolo più arduo da superare. La vera difficoltà è quella di una costanza da parte dei Governi che si succederanno nel prossimo ventennio. E’ necessario che siano allineati, che condividano un progetto unitario, che intraprendano una strada e la percorrano fino in fondo. Qualsiasi sia il loro colore o la loro bandiera.

I continui cambiamenti di rotta sulle priorità di Governo sono considerati da Giorgio Santilli de Il Sole 24 ORE, un ostacolo allo sviluppo e alla ripresa economica. Nella sua analisi del 19 settembre scorso scrive che “la seconda faccia del male italiano (la prima è la lentezza burocratica) è l’eterna riprogrammazione svolta dalla politica anziché cercare minimi comuni denominatori che diano stabilità all’azione pubblica e creino una sorta di piano nazionale condiviso”. In questo quadro non c’è mai certezza. Un’opera può sempre essere messa in discussione. Anche dopo l’avvio dei lavori.

Abbiamo bisogno di certezze. Certezze che possono essere generate da una pianificazione politica responsabile. Maurizio Ferrera su corriere.it scrive che “una politica responsabile ha il dovere di guardare lontano, di creare (o salvaguardare) oggi le condizioni per la prosperità di domani. Fra le nuove generazioni ci sono soprattutto figli e nipoti, non estranei. A loro servono asili, scuole, università, servizi per la formazione, politiche attive per l’impiego. […] Occuparsi del futuro significa investire in primo luogo su questo tipo di infrastrutture”. 

Vorremmo che fosse così. Vorremmo che i nostri figli abbiano la possibilità di imparare all’interno di scuole sicure, senza barriere architettoniche, con laboratori funzionanti, palestre attrezzate. Vorremmo che fosse così per gli studenti di Lodi e per gli studenti di Crotone. Per tutti. Vorremmo che l’attenzione sulle scuole fosse sempre alta. Che non si ripetano errori nella redazione di un bando che rallentano l’ammodernamento degli istituti scolastici. E’ accaduto di recente con “Scuole Innovative”, un concorso di idee internazionale per la progettazione e la realizzazione di 51 scuole all’avanguardia. L’esito del concorso è stato bloccato dall’ANAC perché nel bando non erano indicati i requisiti che i vincitori del concorso (nella fase del progetto) avrebbero dovuto possedere per poter accedere alla fase dell’esecuzione dei lavori con procedura negoziata senza bando. Una svista che ha bloccato l’utilizzo di 350milioni di euro per la realizzazione di scuole innovative, sostenibili, all’avanguardia, a misura di studente.

Vorremmo che le cose cambino. Vorremmo che le infrastrutture fossero efficienti, le strade lisce, i ponti resistenti, le scuole sicure. Deleghiamo le nostre speranze ai palazzi di governo. Pensiamo di assolvere al nostro ruolo di buoni cittadini mettendo una croce su un foglio colorato con una matita indelebile. Ma, probabilmente, non basta. Probabilmente, se vogliamo che le cose migliorino, dovremmo in qualche modo essere attivi. Non basta osservare e commentare. “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” diceva Martin Luter King. Esistono comitati di quartiere, associazioni, organizzazioni attraverso le quali generare un cambiamento della gestione pubblica, per far sentire la voce dei cittadini da una prospettiva apolitica. I lavori pubblici, sono “pubblici”, riguardano prima di tutto i cittadini che usufruiranno di infrastrutture e servizi. Quando sentiamo parlare di appalti pubblici, si sta parlando di qualcosa che ci riguarda.

Sending
Questo articolo è valutato
0 (0 votes)

Questo articolo è stato scritto da...

Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.