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( votes)Non è cominciato nel migliore dei modi il rapporto tra il neo Premier Giuseppe Conte e il Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone. Un inizio fatto di affermazioni e risposte. Dichiarazioni e repliche. Stemperato da una telefonata nella quale i due avrebbero condiviso “la necessità di rafforzare la lotta alla corruzione operando, tuttavia, una semplificazione del quadro normativo vigente, in modo da consentire il riavvio degli investimenti nel settore dei contratti pubblici”.
Secondo l’analisi fatta da Conte, c’è resistenza da parte delle amministrazioni pubbliche ad investire negli appalti pubblici. Mancano i capitali! Non sempre è vero. I finanziamenti ci sono. A volte però vengono fatti decorrere inutilmente i termini. Si perde la facoltà di poterli utilizzare. Incompetenza degli amministratori? Per Conte, spesso, non si tratta di cattiva amministrazione o negligenza, ma di una scelta fatta con consapevolezza. “Oggi come oggi – ha detto il premier – chi sta fermo viene avvantaggiato. Si preferisce non avventurarsi nella gestione di procedure di gara che evidentemente espongono a rischi e ad insidie che non riescono ad essere gestite”. Sarebbe l’eccessiva complessità delle procedure ad agire da deterrente. Le amministrazioni resterebbero immobili perché intimorite “da una parte dalla prospettiva di una responsabilità erariale, dall’altra di una responsabilità penale”.
Per ridare slancio agli appalti pubblici serve semplificare. Rendere di facile leggibilità i testi normativi. Disporre bandi di gara chiari e precisi. Servono regole definite, che non lascino spazio ad interpretazioni. Per raggiungere questo risultato sta lavorando l’ANAC di Raffaele Cantone, impegnata nella redazione delle linee guida del nuovo codice degli appalti pubblici.
Per Giuseppe Conte il codice ha generato “incertezze interpretative e rigidità”. Affermazioni alle quali sembra rispondere direttamente Raffaele Cantone nell’esporre la Relazione sull’attività svolta nel 2017. Cantone lamenta l’atteggiamento disfattista di chi vorrebbe “l’abrogazione del codice senza che nemmeno le più interessanti novità siano entrate in vigore. “Il rilancio del sistema dei lavori pubblici – afferma Cantone – necessita non solo di regole semplici e comprensibili, ma anche stabili per consentire alla burocrazia il tempo di digerirle per poi applicarle in modo corretto”.
Semplificazione, ma non solo. Al telefono Conte e Cantone hanno condiviso la necessità di affrontare con determinazione il vero nodo del sistema degli appalti pubblici: la lotta alla corruzione.
Ogni buon proposito sul tema non può prescindere dalla promozione della cultura della legalità. E’ il fine ultimo. Il miglioramento delle regole che governano gli appalti pubblici ha un obiettivo su tutti: sconfiggere la corruzione e promuovere la qualità dei lavori. Serve una diffusione capillare della legalità. Deve interessare tutti.
Al neo Premier che ha giudicato insufficiente il lavoro dell’ANAC, il presidente dell’Anticorruzione risponde ricordando che nell’ultimo triennio l’Italia ha guadagnato dieci posizioni nelle classifiche di Trasparency International, giungendo al 57esimo posto. C’è ancora tanta strada da fare. Insieme. Istituzioni e singoli cittadini devono fare fronte comune per isolare chi intende agire nell’ombra, fare malaffari, approfittare, rubare, mettere a rischio la vita dei cittadini realizzando opere con materiali di scarto. Per un risultato concreto si deve cambiare in primo luogo il modo di approcciare l’argomento legalità.
Corruzione, ricatti, bustarelle, raccomandazioni. Questa è l’Italia. E’ così. Vogliamo che sia così per sempre?
Ad una ragazza spagnola trasferitasi da poco in Italia hanno rubato l’auto comprata con tanti sacrifici. Arriva dal nord della penisola iberica. Da quelle parti, che ti portino via l’auto, non è previsto. Qualcuno le ha detto “questa è l’Italia, devi abituarti, è normale così”. Lei ha risposto “io non mi voglio abituare”. E’ questo lo spirito. E’ con questa determinazione che dobbiamo batterci per il cambiamento. Non abituiamoci alla nostra attuale realtà. Mai. E’ una cattiva abitudine. Come il fumo. Come l’alcool. Nuoce alla salute. Alla salute del nostro bel paese. La salute prima di tutto.